A Crisci ranni e alla Casa don Puglisi i superiori di tutte le Congregazioni Missionarie

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Una visita straordinaria, semplice e ricca di significato al tempo stesso, quella che i superiori delle Congregazioni missionarie italiane hanno fatto ai vari centri di accoglienza dei migranti e di apertura ai fratelli della diocesi di Noto, soffermandosi in particolare a Modica a Crisci ranni e alla Casa don Puglisi. La Casa peraltro è il luogo in cui il 17 dicembre 2015, mentre si apriva la Porta Santa della Misericordia, don Gianni Treglia e Suor Giovanna Minardi sono venuti per capire se si poteva avviare una esperienza particolare: la prima comunità intercongregazionale, la prima comunità in cui tutte le congregazioni missionarie di Italia si sono impegnate insieme per un segno di presenza nelle terre degli sbarchi dei migranti. Così i missionari, da sempre ponte con il mondo, sono diventati aiuto nell’accogliere il mondo che viene da noi. Avuto il consenso del vescovo, infatti, la comunità si è avviata, unendosi don Vittorio Bonfanti e suor Rachael Soria.

Ci si è incontrati – ha dichiarato Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto – nel linguaggio della relazione, del Vangelo vissuto tra la gente: i missionari con tanta esperienza in Asia, Africa, America Latina, noi con la tensione ad aiutare – è il compito della Caritas – la Chiesa ad essere Chiesa accanto, accanto in particolare ai più deboli. E così sono nate le scuole di italiano per migranti, le reti di famiglie accoglienti, il presidio della legalità, il centro incontro per giovani immigrati e italiani, la presenza in carcere. Si è quindi risvegliato il senso della missione, che la diocesi di Noto ha vissuto con il gemellaggio con la diocesi di Butembo Beni voluto dal vescovo Nicolosi come scambio alla pari tra Chiese sorelle. Si è percepito – nella presenza discreta ma efficace dei missionari nelle parrocchie, nelle strade, tra i giovani – il sapore della vita donata, del dono radicale di chi lascia tutto e testimonia il sogno di Dio di farsi una sola famiglia. Soprattutto Modica  – ha proseguito Assenza – è diventata laboratorio di quella che papa Francesco chiama una Chiesa in uscita: i missionari hanno aiutato a ripensare la pastorale, oltre un meccanico ritualismo religioso, come un pensare attento e un essere prontamente accanto”.

Come ama dire padre Vittorio, sono andati nel mondo e sono venuti da noi “a spolverare stelle”. I superiori delle Congregazioni missionarie hanno espresso gioia perché l’accoglienza è stata calorosa e attenta, non a nostri bisogni, ma al carisma missionario che vuole suscitare apertura. In un dialogo tra di loro e il vicario generale, don Angelo Giurdanella, e la Caritas diocesana si è confermato l’impegno ad aiutare la Chiesa ad essere come la tenda di Abramo, aperta ai quattro lati per accorgersi dei passanti e accoglierli nutrendoli. Con il pane dell’affetto che per i poveri spesso diventa anche pane condiviso e con il pane del cielo, quel Vangelo che dà pienezza alla vita. Si è celebrata un’eucaristia che è diventata tutt’uno con la vita colta nei segni belli dell’accoglienza e proseguita in una cena comune, arricchita dal racconto del mondo fatto insieme ai bambini. Quasi un’ideale consegna ai più piccoli ma anche l’ascolto della loro voce. Con semplicità hanno presentato Crisci ranni e la Casa don Puglisi comunicando la gioia di essere una famiglia, una famiglia grande. E di volere così il mondo.

Si sono così rinnovati speranza e responsabilità e fiducia – come ha detto Suor Marta, segretaria del Cimi (Conferenza Istituti Missionari Italiani) – perché quello che sta accadendo non è stato progettato ma si avverte come un dono di Dio a cui si vuole corrispondere per il bene e la gioia di molti, nel respiro del mondo, con la gioia del Vangelo”.