“La cosa più bella è essere oggi insieme in questa Casa” – così ripetono spesso i bambini che in 2500 (e forse di più) hanno iniziato ogni giorno a gruppi i loro laboratori nella ‘Casa don Puglisi’ per la terza edizione del presepe della città. Sono loro a dare il senso di questa ‘Casa’ che compie 27 anni: i tanti bambini che la sentono propria venendo anche solo per mezza giornata e i bambini che la abitano insieme alle loro mamme. Questi in estate avevano parlato tra di loro del segreto della ‘Casa don Puglisi’, dicendosi quasi sussurrando: “Abbiamo un segreto …”, «Il segreto della Casa don Puglisi …”, “Sì, il segreto della Casa don Puglisi: siamo una famiglia”. E ora che vedono tanti altri bambini venire, dicono: “La Casa don Puglisi è nostra ed è di tutti”.
«Ventisette anni fa – spiega Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana – s’iniziò non sapendo bene dove ci avrebbe portato la Provvidenza, pensata fin dall’inizio protagonista della Casa, avendo solo chiaro che bisognava non lasciare sole donne in difficoltà e i loro bambini. Oggi c’è un senso pieno e traboccante di Casa che si offre alla città».
Le testimonianze sono quotidiane. Un’educatrice che segue una situazione difficile giorni fa ha telefonato dicendo: “Mi rivolgo con fiducia ad una Casa in cui so che si segue con cura e che ha come fondatore uno come don Puglisi che ha dato la vita per i bambini contrastando la mafia che li vuole come manovalanza”.
«In realtà – commenta Assenza – don Puglisi è il nome dato alla Casa, ma piace che qualcuno lo pensi come il fondatore, pensi che la Provvidenza trova corrispondenza in un testimone e che per sostenere ci vuole un amore come quello di don Puglisi. Ed ecco allora che vogliamo, con tutti coloro che hanno un compito educativo, stare ai piedi della crescita dei bambini della Casa e di tutta la città, potendo ritrovare nel loro stupore la forza che rigenera la città. Non per nulla il laboratorio che ogni mattina li vede protagonisti inizia con la fiaba “La chiave d’oro” che racconta di un bambino che nella neve cerca legna (metafora della durezza della vita), ma poi accendendo un fuoco (metafora della fede, dell’audacia con cui si affrontano le difficoltà soprattutto quando si vuole e ci si vuole bene) trova una chiave che apre uno scrigno… e lì i bambini iniziano a dire che il vero tesoro sono gli affetti, sono le famiglie, sono luoghi come la Casa don Puglisi. Suggerendo a tutti come l’amore, quello vero e tenace, può rigenerare la Città. Per questo l’anniversario della Casa è stato vissuto con semplicità e commozione, ma anche con consapevolezza della responsabilità che deriva dal dono».
Nell’eucaristia per ricordare i 27 anni della ‘Casa’, don Stefano Modica, che l’ha presieduta, ha sottolineato che esistono dei luoghi in cui si vive il Vangelo e s’interpella la città su come si vuole vivere. La risposta di don Puglisi è «l’amore di dono come quello del Crocifisso, un amore che come fa morire come il chicco di grano muore (all’egoismo) per rinascere come abbraccio verso tutti. Amore comunque e malgrado tutto» – ha aggiunto citando don Mazzolari e cogliendo nella Casa «un seme diventato albero in cui si trova riparo».
Sperando che un giorno non ci sia bisogno più della Casa don Puglisi «perché le famiglie si aprano all’accoglienza e questa diventi ordinaria». Molto bello che a concelebrare ci fossero pure il novello presbitero don Pietro Zisa e i missionari. Ora la festa dell’anniversario della Casa prepara un mese intenso di appuntamenti – la giornata dei poveri, un incontro sull’attualità di Milani, un altro su Adriano Olivetti – che culminerà sabato 23 dicembre con l’apertura del “Presepe della città”.