Ex mulino Curiale, il sogno di un’altra Ragusa finisce in palazzine

784
Un belvedere dal mare alla montagna. Ecco cosa ci sarebbe venuto secondo il progetto di Adriana

Immaginate che, in una giornata di sole, come quelle offerte da questo ottobre mite, esista un belvedere dal quale ammirare sia il mare che le vallate attorno a Ragusa.

Iadriana mancusommaginate che un’architettura industriale, parte della memoria collettiva, possa rivivere accogliendo diverse funzioni pubbliche, dallo svago al lavoro, dalla cultura allo studio.

Immaginate che spazi avvincenti, dall’altezza mozzafiato ed interessante permeabilità, vengano restituiti alla città, determinando la nascita di un nuovo polo d’attrazione urbana ed extraurbana.

Immaginate. Perché se in altre parti d’Europa questi interventi da anni arricchiscono città e cittadinanze, da noi rimangono solo sulla carta.  

Si parla del complesso industriale dell’ex Mulino Curiale a Ragusa. Si parla di un intervento di edilizia residenziale di vecchia data che, finalmente per chi ci ha investito, diventerà realtà dopo l’ultima approvazione dell’amministrazione iblea. Si parla di due palazzi di 18 metri l’uno che sostituiranno parte del blocco architettonico con appartamenti per 208 persone e del mulino storico, datato 1938 e vincolato dalla sovrintendenza, che rimarrà un contenitore vuoto e senza senso. Si parla anche di una tesi di laurea che regala una visione diversa alla Ragusa del presente, un omaggio che non diventerà mai futuro.

Adriana Mancuso si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano lo scorso luglio, incentrando la tesi sulla riqualificazione dell’ex Mulino Curiale. Edificio la cui storia “ha da sempre segnato quella della città di Ragusa – si legge nell’introduzione della tesi di Adriana – tutti ne ricordano il suono delle sirene che annunciavano l’apertura e la chiusura delle attività ma che riuscivano anche a scandire il ritmo della giornata” di un intero quartiere. Edifici che, cessate le attività, da decenni rappresentavano un grande vuoto urbano. Questo lo spunto dal quale è partita Adriana, 25 anni, ragusana trapiantata a Milano per studio e adesso lavoro. “La mia tesi parla di riqualificazione industriale, l’esempio dell’ex Mulino Curiale mi è sembrato perfetto anche per fare un omaggio alla mia città”.

Adriana parte dall’analisi storica, in collaborazione con Fabiana Curiale che stava lavorando alla ricostruzione dell’archivio di famiglia, nonché dall’analisi critica delle previsioni del Piano regolatore generale “che non interpreta il corpo del mulino come possibilità ma come problematica, da affrontare nella maniera forse più semplice: demolizione e ricostruzione”. Un tema che, oggi più che mai, torna alla ribalta a Ragusa, con le attenzioni poste sull’edilizia del centro storico nel mirino di tanti sostenitori dell’abbattimento facile e veloce di murature scomode.  

Per Adriana “i sopralluoghi sono stati un momento fondamentale per realizzare che un volume così imponente e tetro all’esterno potesse essere solo un involucro per spazi luminosi e ampi all’interno, con un grandissimo potenziale d’utilizzo”. La soluzione, in linea coi principi dell’architettura contemporanea, appare scontata quanto coraggiosa: nessun consumo di suolo, economicità dell’intervento, applicazione dei principi di riqualificazione energetica, conversione degli edifici industriali dismessi in collettori sociali per far riverire i luoghi, generare un nuovo polo di interesse e sottrarre terreno alla costruzione di nuovi volumi residenziali di cui non c’è effettiva necessità. E quindi laboratori creativi, spazi polifunzionali, piazze interne, collegamenti urbani ed un belvedere, sulla sommità del mulino storico.

“La decisione di affrontare questo tema nella mia città porta con sé la voglia di lanciare una provocazione – si legge nelle conclusioni di Adriana – di fare presente che in una realtà che si sta pian piano muovendo e sensibilizzando, c’è bisogno di scommettere sulla cultura, seppur questa non porti con sé benefici economici immediati”.

La scelta, però, è stata un’altra, ed è quella che abbiamo raccontato: sorgeranno due palazzoni. E amen.