“La città non è il luogo dove la gente abita, ma è la stessa gente che vi abita, perché in essa la gente convive e interagisce e non è un’unità statica. Nella città il bene più importante è quello comune. La città è un bene comune e come tale va rispettato”. Così uno dei tanti gruppi di giovani che stanno ripensando la città con l’aiuto degli animatori di ‘Crisci ranni’, Fabio Sammito e Cristian Modica. Sono iniziati, infatti, dall’indirizzo scientifico dell’Istituto Galilei-Campailla di Modica, gli incontri con cui si ripensa la città insieme ai giovani delle ultime classi delle scuole medie superiori e si ripropone il cantiere educativo ‘Crisci ranni’ come luogo in cui sperimentarsi in una solidarietà concreta (aiutare per i compiti o per l’animazione) dalla forte valenza civica. Diventa anche un modo di sviluppare competenze di cittadinanza che sempre più vengono richieste anche nel percorso di studi, ma soprattutto da un tempo come il nostro in cui si rischia di restare dentro un mondo virtuale. Diventa soprattutto un’occasione unica di ascolto dei giovani, di sostegno alla loro crescita, di interazione tra scuola e territorio. S’inizia con un gioco cooperativo per creare un clima che favorisce rapporti cordiali, si continua con testi sulla città (tratti da Calvino, Renzo Piano, La Pira, Martini …) che aiutano la riflessione, si passa quindi alla suddivisione in piccoli gruppi con cui si realizza l’esperienza della scrittura creativa, si conclude con l’invito a interessarsi alla città che per molti alunni diventa anche decisione di un tempo dedicato agli altri.
Commenta un’insegnante: “Diventa importante che, tra le molte attività e lo studio, ci sia un momento in cui si risveglia sensibilità, perché spesso ci accorgiamo che i nostri studenti restano incerti sulle cose fondamentali della vita; invece, quando qualcuno li aiuta a sviluppare alcuni temi con libertà e sapienza poi questo ricade positivamente sul rendimento scolastico (diventa più ricca e profonda la comunicazione) sia sulla crescita personale (li vediamo diventare più attenti e responsabili”.
“Città è dove nasci, è dove vivi, dove provi emozioni, dove ti senti a casa, dove trascorri le giornate con le persone che ami, dove sei costretto a vedere le persone che odi. È il luogo da dove non vedi l’ora di andartene e ancor più di ritornare, perché città è dov’è il cuore”: così scrive un altro gruppo. E uno dei giovani dice: “Fermandoci ci accorgiamo meglio che nella città risuona la vita e scopriamo quanto desiderio di appartenenza a una comunità c’è in noi, ed è bello che qualcuno come gli animatori di Crisci ranni ce lo ricordi e lo risvegli, peraltro come giovani di poco più grandi di noi ma che sanno testimoniare una grande passione per la città che ci contagia.
Commenta il direttore della Caritas Maurilio Assenza: “Come Caritas avvertiamo importante l’ascolto dei giovani, come San Benedetto riteneva importante per governare il monastero (che era al tempo stesso luogo di preghiera, di ospitalità, di rinnovamento economico e sociale) ascoltare il monaco più giovane. E la prospettiva che intuiamo è di una rinascita come quella che operò il santo di Norcia: offrire luoghi in cui ritrovare se stessi (la Caritas cura molto la preghiera centrata sull’ascolto del Vangelo) e offrire possibilità di riscoprirsi parte di una comunità che abita un territorio che deve diventare la Casa comune”.
Questi incontri con i giovani peraltro sono complementari ai corsi per insegnanti organizzati dalla Fondazione di comunità Val di Noto e dagli Istituti Galilei-Campailla e Santa Marta – Ciaceri alla ‘Casa don Puglisi’, corsi in cui si sono messi al centro la passione educativa e l’attenzione al rapporto tra corpo-casa-città, rilevando come la città può rinascere bella e buona dal basso grazie ad una cura educativa sapiente. E ci si prepara anche ad appuntamenti di grande rilevanza, come la serata dedicata all’attualità di don Milani (il 25 novembre) e di Adriano Olivetti (14 dicembre), un prete il primo, un industriale il secondo, che hanno avuto la capacità di anticipare un futuro che ancora oggi siamo chiamati a costruire educando i giovani a “uscire insieme dai problemi” e coltivare speranza.