‘La violenza contro le donne: un potente fattore di rischio per la salute’, il progetto di Donne a Sud

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Anche quest’anno Donne a Sud è tornata all’ASP di Ragusa, con un progetto formativo studiato appositamente per l’azienda sanitaria. Rivolto principalmente agli operatori sanitari, gli incontri hanno visto la partecipazione attenta anche di assistenti sociali e psicologi. Il titolo scelto quest’anno, per la terza edizione, è stato “La violenza contro le donne: un potente fattore di rischio per la salute”, partendo dai risultati di numerose ricerche scientifiche che dimostrano un nesso importante tra violenza domestica e malattie psicosomatiche, fino ad arrivare ai tumori, soprattutto al seno.

In apertura è intervenuta la Presidente Sabrina Mercante, che ha portato il saluto dell’associazione. Tra i relatori che hanno preso la parola nel corso degli incontri, che si sono svolti nei locali che l’ASP ha gentilmente messo a disposizione a Vittoria, Ragusa e Modica, l’Avv. Rossana Caudullo, il GIP presso il tribunale di Ragusa dr. Andrea Reale, il dr. Marcello Ribbera, già sostituto commissario della Squadra Mobile di Ragusa, e la psicologa dell’associazione, la dr.ssa Deborah Giombarresi, Tullio Scrimali, Professore Aggregato di Psicologia Clinica presso l’Università di Catania (Facoltà di Medicina e Facoltà di Psicologia)e la prof.ssa Graziella Priulla, saggista e già docente di sociologia nell’ateneo etneo.

Sin dal momento della nostra nascita – dichiara l’Avv. Caudullo – il nostro obiettivo è stato duplice: aiutare concretamente le vittime di violenza attraverso un centro ascolto efficiente e professionale e collaborare con tutti gli enti disponibili, per formare operatori e sensibilizzare al problema. Siamo entrate nelle scuole, in carcere, negli ospedali con i corsi e il codice rosa, in Prefettura. Viviamo in una società che ogni due-tre giorni deve seppellire una donna, e quasi sempre i carnefici sono persone di cui lei si fidava: amici, fidanzati, mariti, parenti, ex compagni, genitori o figli. Questi corsi rivolti all’ASP – conclude la rappresentante legale dell’associazione – servono a far si che operatori già molto attenti e preparati imparino a cogliere ogni piccolo elemento che, nell’atteggiamento di una donna che arriva in ospedale, possa celare la violenza, per aiutarla a guarire non solo le ferite del corpo ma anche quelle dell’anima. Un ringraziamento ai vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale per l’attenzione e la disponibilità che ci continua a riservare”.