Buona sanità, dalla Sardegna a Ragusa per un intervento. Il grazie di Maria

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Buona sanità

Con l’intendimento di rendere il giusto merito e per doverosa informazione, credo possa  essere utile raccontare una esperienza di “Buona Sanità” da me vissuta in occasione di un intervento chirurgico al quale mi sono sottoposta qualche mese fa.”- Maria Depperu

Ragusa, 6 ottobre 2017 – All’Azienda Sanitaria di Ragusa è arrivata, qualche giorno fa, una bellissima lettera inviata da una Paziente sarda che ha narrato,  nella sua esposizione cronologica, le considerazioni e il favorevole giudizio  scaturito da un’esperienza che l’ha coinvolta direttamente. 

«Una lucida e consapevole rielaborazione conseguenza di una riflessione, non “a caldo” che assume il valore di una concreta e fondata testimonianza  che,  portata  a conoscenza,  potrà essere di  conforto a quanti si trovano  nella necessità di un sicuro riferimento che sia garante del diritto primario alla Salute come irrinunciabile prerogativa di ogni persona»  ha dichiarato il Commissario, dr. Salvatore Lucio Ficarra, dopo aver letto la lettera.

ECCO LA LETTERA

““Come mai proprio in Sicilia?”

E’ questa la domanda che mi sono sentita rivolgere, ancor prima che mi venga chiesto “come stai?” da parte delle persone che mi domandano di quella discretissima medicazione tra l’orecchio e la mascella e a cosa sia dovuta.

Per anni, consultando vari specialisti, ho cercato di conoscere da cosa derivassero i sintomi che mi procuravano un fastidio ed una sofferenza costante che appariva senza soluzione. Problemi di reflusso, mi dicevano, intolleranze alimentari, infiammazione delle vie orali, disfunzioni tiroidee, sinusite, problemi dentari, depressione addirittura. Quindi farmaci, test allergici, esami radiografici, autosedute di… autoconvincimento che tutto poteva dipendere da un periodo di eccessivo stress psicofisico e che, con un po’ di riposo avrei risolto il problema. Ma anche no!

Poi, finalmente, grazie alla D.ssa Mele, Otorinolaringoiatra di Sassari, che non finirò mai di ringraziare, una diagnosi precisa e conclamata: Sindrome di Eeagle. Mai sentito parlarne, finora, ma se non altro adesso conosco “il nemico”, quindi cerco di capire di cosa si tratta e contestualmente, come sono abituata a fare,  vado alla ricerca della soluzione con la tenacia e la determinazione che non mi sono mai mancate.

Recupero informazioni, notizie, articoli che mi spieghino cos’è e possano indicarmi il percorso più concreto per porre fine alle sofferenze che mi causa.

Così scopro che “è una sindrome algica cranio-faciale correlata alla presenza di un processo stiloideo più lungo della norma (> 3cm) e/o con direzione anomala e/o di un legamento stilo-iodeo calcificato che irritano le strutture neuro-muscolo-vascolari circostanti”. Confesso che non ci ho capito molto, salvo scoprire che non è poi così comune e a quel punto penso… “ma proprio a me doveva capitare!!!”. Continuo a documentarmi e, strettamente collegato a questa sindrome rilevo più volte un nome, quello di un Medico che ha risolto chirurgicamente diversi casi come il mio: Dott. Vincenzo Calabrese, Reparto Otorino – Ospedale Maria Paternò Arezzo, Ragusa. Sicilia appunto. Le recensioni che riguardano il Dott. Calabrese e la struttura dove opera mi impressionano favorevolmente, tanto da  convincermi ad intentare un primo contatto.

Ottobre 2016. Chiamo il Maria Paternò Arezzo e dopo aver motivato la mia chiamata, dal Reparto mi viene chiesto di lasciare un mio recapito telefonico fornendomi comunque il numero di cellulare del Dott. Calabrese e invitandomi ad inviarli un messaggio rassicurandomi che al più presto verrò ricontattata dallo stesso Medico. Sarà… Non sono molto convinta che questo possa accadere in tempi brevi. Considerazione errata. Sono trascorse soltanto poche ore e sul mio cellulare visualizzo il numero che avevo appunto memorizzato come “Dott. Calabrese”.

Espongo il mio caso ricevendo principalmente un rispettosissimo ascolto, seguito quindi da tutta una serie di chiarissime informazioni sulla sindrome e sulle possibilità di porre rimedio ad essa, concordando una visita preliminare presso la struttura da lui diretta in modo da poter definire più dettagliatamente le modalità di un possibile intervento.  Ultimata la conversazione mi sento sollevata, capita, rassicurata. Non potevo auspicarmi di meglio. Ho (quasi) deciso, mi sottoporrò all’intervento.

Novembre 2016. L’appuntamento è fissato. Il Dott. Calabrese mi aspetta a Ragusa per visionare la documentazione in mio possesso, sottopormi ad una accurata visita e procedere quindi ad un colloquio preliminare all’intervento che sarà programmato orientativamente tra Gennaio e Febbraio 2017, con l’accordo che la data mi verrà comunicata con il necessario anticipo per potermi organizzare. Spostarsi dalla Sardegna non è facile, ma sono fiduciosa che questo mio viaggio da Isola a Isola potrà concretizzare le mie aspettative. Mi congedo sentendo rafforzata in me la sensazione di sentirmi ancor più sollevata, capita, rassicurata e… Ho deciso, mi sottoporrò all’intervento.

Gennaio 2017. Il 26 per l’esattezza. E’ la data prevista per il ricovero, mentre l’intervento è programmato per il giorno successivo. Il caposala del Reparto Otorino, mi accoglie con una straordinaria gentilezza che non appare assolutamente formale, credo gli appartenga, le sia propria. Formali e professionali sono invece la valutazione degli esami, la compilazione delle schede di ricovero e le informative che mi vengono illustrate dal Medico preposto all’istruttoria, premuroso e prodigo nel dare e raccogliere tutte le informazioni che sono dovute prima di essere sottoposta all’intervento. Un colloquio confidenziale, amichevole, genuino con l’anestesista  va a rafforzare la mia convinzione di essermi affidata a Persone competenti ma anche molto Umane.

Il clima, quindi, diventa familiare. “Maria, Sarda volata in Sicilia deve sentirsi a casa” sembra questo il filo conduttore che accomuna tutti quelli che, a diverso titolo, si prendono cura di me, del mio stato d’animo e, non ultimo, della persona che mi ha accompagnata fin qui.

Il Dott. Calabrese è arrivato di buon ora stamattina. Il sorriso nel rivedermi anticipa il suo “Buongiorno Signora, ben tornata!” Mi concede quindi il suo tempo per illustrarmi preliminarmente le procedure dell’intervento, una sorta di “simulazione” di quello che di lì a poco andrò ad affrontare. Il tutto con l’utilizzo di termini medico-tecnico-scientifici alternati con definizioni e comparazioni più “accessibili” in modo tale da rendere tutto facilmente comprensibile, rendermi perfettamente edotta e permettermi di entrare in sala operatoria con la serenità di sapere che almeno “l’orale” di questa prova l’ho già superato.

27 Gennaio 2017. L’ingresso e la successiva uscita dalla sala operatoria hanno i confini temporali che delimita l’attesa di poter nuovamente incrociare lo sguardo di chi mi ha seguito in questo mio percorso. Un cenno di assenso per dire “tutto bene” e una mano stretta alla mia per sigillare il buon esito della prova. L’equipe medica è stata fantastica, le rassicurazioni che tutto è andato per il meglio sono gli stessi Medici a fornirle, l’abbraccio per ringraziarli stringe essi e la loro immensa modestia. E’ tutto fatto.

Al rientro nella mia cameretta singola dove sono stata ospitata sono già sveglia. Mi sento briosa, lucida e a dirla tutta, affamata. Il dosaggio dell’anestetico deve essere stato perfetto. Mangiare per ora comunque non se ne parla, quindi afferro il cellulare e, selettivamente, contatto i miei familiari, gli amici più cari, le persone che aspettano notizie. Sono già informati, si, sanno che sto bene e che l’intervento è perfettamente riuscito, ma credo che sentirselo dire da me, a voce, dopo così breve tempo dal “sotto i ferri” possa ancor più tranquillizzarli.

30 Gennaio 2017. Tre giorni dopo l’intervento, soltanto quattro dal ricovero. In questi pochi giorni racchiudo gli oltre due anni spesi in una lotta contro un nemico, prima ignoto, ora individuato e sconfitto. Mi sento libera, serena e anche un po… vincitrice.

E’ arrivata l’ora del commiato e come tutti i momenti di distacco li si vive con una intensità emotiva che in questo caso si traduce in un fortissimo ed irrefrenabile  abbraccio con i Medici, gli infermieri e con tutte quelle persone che mi hanno regalato il loro sorriso, la loro sincera amicizia. Così “srotolo” una piccola, Grande Bandiera dei Quattro Mori, orgogliosissimo Simbolo della nostra Terra di Sardegna, vi annoto un mio saluto, la mia infinita riconoscenza e la consegno al Dott. Calabrese. Ci guardiamo negli occhi ed entrambi veniamo traditi dal loro luccicare”.