Comune di Modica, ultimo atto. La delibera della Corte dei Conti arrivata oggi a Palazzo San Domenico, la numero 151 del 2017, equivale a una dichiarazione di dissesto finanziario.
Si tratta infatti del rigetto del ricorso che il Comune di Modica aveva presentato contro la bocciatura del Piano di Riequilibrio finanziario, che era stato rimodulato fuori tempo massimo, dopo il riaccertamento straordinario dei residui: il Comune aveva tentato di appellarsi, senza successo.
La Corte ha perciò “disposto a norma dell’articolo 243 quater, comma 7 del Tuel che l’ente proceda alla dichiarazione di dissesto finanziario”.
Al di là dell’aspetto procedurale, il lungo testo della delibera è durissimo contro gli “escamotage” adottati dall’Amministrazione Abbate per aggirare i vincoli finanziari.
“L’approvazione e la continua rimodulazione di un piano di riequilibrio – scrive per la precisione la Corte – non può costituire un mero escamotage per ritardare la dichiarazione di dissesto finanziario. Pertanto, nel caso in specie, in presenza dell’accertamento definitivo della mancanza di presupposti e delle precondizioni di attendibilità e sostenibilità del vigente piano, del mancato conseguimento degli obiettivi intermedi e del giudizio di congruità quanto ad obiettivi e mezzi di risanamento (anche al netto dell’alleggerimento derivante dallo scorporo della quota di disavanzo), dell’incapacità persistente di affrontare adeguatamente e comprovare, attraverso l’effettivo conseguimento di risultati attendibili, il superamento dei fattori strutturali di squilibrio di bilancio, l’ente deve senz’altro adeguarsi agli effetti che discendono dall’esito del giudizio sul piano di riequilibrio reso in data odierna da questa Sezione, al quale si rinvia”.
In particolare la Corte ha reputato le condizioni del Comune di Modica “tali da inibire l’esito favorevole del giudizio di congruità, come già ampiamente accertato”.
La situazione attuale, del resto – con i dipendenti in protesta permanente per il mancato pagamento degli stipendi, l’assessore al Bilancio dimissionario da due mesi e l’invio già consumato delle carte alla Procura della Repubblica da parte della stessa Corte dei Conti – lasciavano presupporre da tempo che l’esito sarebbe stato questo.