Cinquanta docenti provenienti dalle province di Ragusa e Siracusa, con qualche insegnante anche da Catania, hanno preso parte al corso di aggiornamento “I care” sulla cittadinanza, promosso dall’Istituto Galilei-Campailla di Modica e dalla Fondazione di comunità Val di Noto. Tantissime le richieste di partecipazione, ben superiori al numero di cinquanta fissato come massimo. Le prime due giornate intense, nel clima ‘caldo’ e nell’ambiente bello della Casa don Puglisi di Modica, sono state guidate da padre Giovanni Salonia, direttore dell’Istituto di Gestalt Kairòs H.C.C., e da Antonio Sichera, docente di letteratura all’Università di Catania. Un intreccio di ‘sguardi’ sul nostro tempo e sulla grande tradizione culturale ripresa con testi letterari, ma anche scientifici, opere d’arte, brani musicali.
“Già questo – spiega il presidente della Fondazione Val di Noto, Maurilio Assenza – ha dato il senso e il fine del corso: una sosta per ritrovare consapevolezze fuori dai luoghi comuni. Iniziando dal corpo, dal fare i conti con il corpo ‘nostro fratello maggiore’ come canta il poeta Rilke, primo esercizio di rapporto con l’altro che apre all’accoglienza dello straniero che è in noi anzitutto e quindi dello straniero come presenza che fa crescere. In un tempo in cui ci sono i rischi opposti del perdersi nella folla restando soli o nel perdersi nell’anomia, nella mancanza di regole che sfocia nella violenza. un tempo in cui al noi si sostituisce l’io e la chiamata diventa declinare insieme la soggettività e l’essere insieme agli altri. La sfida diventa costruire città fatte di corpi vibranti, capaci di relazioni, in quell’ordo amoris che diventa la Casa. Che nel “Fu Mattia Pascal” diventa l’amore che accetta di non possedere mentre Peter Pan denuncia il bacio mancato”.
Assenza aggiunge: “Il segreto che permette ai giovani di crescere diventa l’abbraccio dato loro da vicino, ma senza simbiosi, senza stringerli se non al cuore. Solo cenni per dire come si sono toccate le nervature profonde della vita e della crescita, perché possano essere le nostre città rifondate nella consapevolezza che la modernità le ha pensate efficienti ma vuote di corpi mentre Aristotele pensava che la città c’è solo dove si coltiva vita buona da parte delle famiglie, delle stirpi e degli amici. Cogliendo come oggi, prima della crisi della famiglia, c’è la grande novità che non si si sposta per obblighi di funzione sociale ma per amore e che, anche laddove subentrano separazioni, resta il grande compito della co-genitorialità che sola aiuterà a crescere nella pienezza della polarità duale, per dirla con un grande teologo come Romano Guardini. Capaci di contatti con tutte le sfaccettature della realtà, capaci nell’incontro con gli altri di racconto che ci permette di accoglierci anche con idee diverse.
Quanto alle famiglie l’essere nella Casa don Puglisi faceva pensare a come per tutti può e deve esserci un contesto familiare; quanto alle stirpi, si spera ci siano stirpi di insegnanti che continuano a farlo con passione (è stato riletto il bellissimo capitolo del libro Cuore sul ragazzo calabrese ed è stato ricordato don Milani); quanto agli amici, si è sperimentato il dono di riflessioni sapienti che hanno aperto la via a cercare – nei giorni successivi – percorsi di cittadinanza”.
Dopo i primi due incontri, c’è stato un momento di esperienza della scrittura comunitaria, con cui s’impara a dirsi parole e metterle insieme “con un gesto che fa eguali e capaci di ripensare la politica come parola comunitaria, come un uscire insieme dai problemi”. Un quarto incontro è stato dedicato alla presentazione del progetto sul “lavoro buono” con la Lude (libera università dell’educare) di Messina. Altro appuntamento è in programma lunedì 18 settembre, con l’economia civile. Relazionerà uno dei più autorevoli esponenti, il prof. Leonardo Becchetti, dell’Università di Roma2.