Riportiamo integralmente la lettera di protesta inviata alla nostra redazione da Patrizia Parrino, docente precaria e portavoce del coordinamento Gae Ragusa (graduatorie a esaurimento).
Cosa si chiede ad un docente che deve non solo istruire i nostri figli, ma soprattutto guidarli in quel percorso di formazione che ha come scopo quello di formare cittadini consapevoli e rispettosi della legge, lontani dalla mentalità tipicamente italiana del “fatta la legge, trovato l’inganno”?
Correttezza, Dignità, Professionalità, Coerenza per le consapevoli scelte operate!
Ma la realtà che oggi vive la scuola italiana, la scuola dei nostri figli, messa a dura prova dalla riforma scolastica di Renzi è ben diversa: trincerandosi dietro parole come deportazione, violazione del diritto di vicinanza alla famiglia e di accudimento dei figli si chiede semplicemente di violare i diritti altrui, di docenti, alunni, famiglie e soggetti diversamente abili che più degli altri hanno il diritto sacrosanto di avere docenti specializzati che assicurino loro la continuità didattica.
Dignità, Professionalità, Coerenza per le consapevoli scelte operate, valori che sembrano proprio non trovare posto nell’animo di quei tanti docenti che hanno in primis accettato un posto di ruolo al Nord e che poi, all’indomani dell’assunzione, si sono adoperati, con l’appoggio delle principali Sigle Sindacali, per raggirare la legge con sotterfugi di ogni genere, come presentazione di certificati medici o di 104, gravidanze programmate e astensioni e tanto altro ancora, abbandonando intere classi, inficiando pertanto la continuità didattica e il corretto svolgimento dell’azione educativo – didattica, danneggiando l’immagine professionale di quei tanti docenti che, rispettosi della legge, dotati di integrità e grande professionalità, nonché di un grande senso di responsabilità genitoriale, hanno rifiutato la possibilità di ottenere il “fatidico posto fisso” pur di rimanere accanto ai loro figli e cari, andando incontro ad una sicura e prolungata precarietà economica.
Ma come se non bastasse a questo si aggiungono le continue ed imbarazzanti richieste di agevolazioni per il rientro, di continuo concesse, che divulgano l’immagine errata di un meridionale opportunista e scansafatiche e non rispettoso delle norme dello Stato, e che ancora danneggiano non solo l’immagine professionale dell’intero corpo docenti, ma anche di quei colleghi precari rimasti accanto alle loro famiglie che auspicano di poter gradualmente raggiungere anch’essi la possibilità di ottenere un posto di lavoro, anche precario al momento, pur di sfamare le loro famiglie.
Cominciamo seriamente a credere che la vera pecca di un docente precario che mantiene una “posizione stagnante” in GAE (graduatorie ad esaurimento provinciali), non sia stata la mancata adesione al Piano di assunzioni straordinario renziano (L.107/2015), ancora oggi responsabile di un doloroso “groviglio di diritti sovrapposti”, ma l’illusione che concetti come Correttezza, Coerenza, Dignità, Professionalità potessero ancora trovare un riscontro tangibile nel nostro Paese. Erronea sembra infatti oggi la convinzione di poter educare e crescere figli responsabili e onesti in un luogo in cui le norme contenute in una legge vengono continuamente derogate e, quel che è peggio, sulla base di accordi iniqui con le principali Sigle Sindacali, che dovrebbero rappresentare e tutelare i diritti di tutti i lavoratori e non solo di una parte di essi, ovvero la maggior parte dei tesserati. Sconfortante lo stato di smarrimento in chi aveva creduto, forse troppo ingenuamente, nel rispetto della legge ed aveva operato una scelta dettata dall’importanza data al ruolo della famiglia, ancor più nella società di oggi, e al ruolo educativo di madre/padre e di docente educatore, scelta che ha inciso e che continuerà inevitabilmente a gravare tanto sulla propria sfera lavorativa quanto su quella familiare.
Per quanto ancora bisognerà assistere allo stravolgimento di una legge (la 107/2015) in funzione del rientro di quei docenti furbetti che, offertisi consapevolmente e volontariamente di lavorare lontano da casa, erano già consapevoli di non averne alcuna intenzione?