Una spiaggia affollata, ragazzi che giocano a pallone sprezzanti delle regole, qualcuno che si fa male, la gente che si lamenta, il bagnino e i vigili urbani chiamati ad intervenire e che vengono accerchiati e minacciati. Sono due scene molto simili quelle che si sono viste a Scoglitti e a Marina di Modica, ma nel primo caso un gruppo di ragazzi, tutti maggiorenni, è passato dalle parole ai fatti, picchiando e mandando al PTE il bagnino di un lido.
Questi, che per comodità chiameremo Giovanni, ha preso il brevetto pochi mesi fa ed è alla sua prima esperienza. È ancora fortemente scosso, e sul labbro superiore porta i segni tangibili di quella violenza inaudita e senza senso. Per quei fatti i carabinieri hanno arrestato Gaetano Tonghi, vittoriese di 35 anni, con precedenti, ma a scagliarsi contro di lui sarebbero stati minimo in quattro. Questo, almeno, ricorda vagamente la vittima, che per qualche istante, sotto i calci e i pugni, ha perso anche i sensi.
Giovanni non è un ragazzino che fa il bagnino per arrotondare, ha quasi 50 anni, una famiglia, e ha deciso di prendere il brevetto per spirito di servizio, vedendola anche come una scommessa con se stesso e i propri limiti. “Era da domenica – racconta – che un gruppo di giovani veniva in spiaggia con il pallone. Avendo percepito il malessere degli altri bagnanti, abbiamo cercato di tenerli tranquilli con avvertimenti verbali, e fino a martedì ci eravamo riusciti. Quel giorno erano in sei, forse sette. Appena mi sono avvicinato e ho chiesto di stare attenti, soprattutto ai più piccoli, mi sono sentito rispondere un secco no. “Facciamo quello che vogliamo, tu qui non comandi niente” mi hanno detto, così ho preso il pallone, che casualmente mi è arrivato addosso, e me lo sono portato dentro lo stabilimento. Erano tutti maggiorenni, non c’erano bambini o ragazzini tra di loro. Uno di loro mi ha seguito e se l’è presa, oltre che con me, anche con un altro ragazzo che lavora all’interno del lido e che lo aveva redarguito”.
Giovanni, lì per lì, sembra che riesca a riportare la calma; qualche minuto dopo, però, l’uomo è tornato e giù botte da orbi, insieme ad altri del gruppo. “Nessuno è venuto in mio aiuto – continua – ma non biasimo nessuno perchè capisco la loro paura. Il collega in servizio con me era distante, solo un signore ha cercato di tirarmi per un braccio e salvarmi dal pestaggio. Mi hanno colpito con calci in faccia, alla mandibola, alle gambe, ho ancora dei forti mal di testa e per alcuni giorni non ho potuto mangiare nulla di solido. Mi hanno medicato al PTE di Scoglitti, e dimesso con una prognosi di 8 giorni”.
In molti, quando lo hanno rivisto in postazione, sono venuti a sincerarsi delle sue condizioni e ad esprimere la propria solidarietà per quanto successo, come anche molti colleghi che conoscono bene le problematiche della categoria. “Molti non hanno rispetto degli altri, e potrebbe aiutarci nello svolgimento del nostro compito il fatto di sapere che le forze dell’ordine e la guardia costiera ci stanno maggiormente vicini. Ci vuole più collaborazione, per evitare a priori questi comportamenti pericolosi”.
Di controlli, infatti, se ne sarebbero visti pochi. Sono stati di più quelli per verificare i requisiti e le licenze dei locali e dei bagnini che tutti gli altri, e alla luce di questo grave episodio l’auspicio generale è quello di una collaborazione più intensa per stroncare sul nascere atteggiamenti errati o prepotenti. Giovanni, comunque, ci tiene a far sapere che il suo approccio con gli utenti della spiaggia non cambierà. “A volte le persone non sanno neanche che quello che stanno facendo è proibito – spiega – quindi si scusano e tutto rientra. Di sicuro, però, se mi dovessi di nuovo trovare nella situazione di dover riprendere più volte le stesse persone, non insisterò e chiamerò direttamente la guardia costiera”.
L’episodio di Marina di Modica per Giovanni è “ancora più grave ed emblematico” perché sono stati attaccati direttamente dei pubblici ufficiali. “Questo mi preoccupa parecchio – aggiunge – perché nasconde un disprezzo delle regole che è un problema educativo e sociale molto serio. L’appello che, quindi, mi sento di fare – conclude – è ad unirci: i cittadini onesti e virtuosi che sono la maggioranza, noi bagnini e tutti gli organi preposti al controllo. Insieme possiamo fare in modo che la spiaggia resti, per tutti, un luogo di pace e divertimento”.