Dal ‘Sexting’ alla tentata estorsione, quando il sesso si fa on line

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Immagine di repertorio tratta dal web

La Polizia di Stato – Squadra Mobile – ha denunciato un uomo ed una donna per tentata estorsione.

Qualche giorno fa, presso gli uffici della Squadra Mobile, si presentavano, per pura coincidenza, due persone, un uomo ed una giovanissima donna che disperati chiedevano aiuto.

Una volta registrate le loro denunce è stato possibile appurare che entrambi avessero subito il reato di tentato estorsione.

I racconti delle due vittime erano praticamente identici ma cambiavano gli autori e di poco le modalità.

L’autore del reato in un caso si trovava in Sicilia ed in un altro in Calabria o forse è meglio dire, dovrebbero trovarsi ancora in queste due regioni.

Il tutto, per entrambe le vittime, nasceva da una conoscenza fatta tramite internet, tra facebook e siti di incontri.

L’evoluzione per questa tipologia di casi è sempre la stessa: conoscenza via web; facebook, instagram o altri scial; utilizzo di chat (messenger o altra tipologia) per approfondire la conoscenza; scambio dei numeri di telefono; conversazioni tramite whatsapp o telegram; invio di foto per “conoscersi”; richiesta di foto di nudo integrale o alcune parti intime; scambio di materiale pornografico; sexting; ricatto di pubblicare le foto e/o video raffiguranti uno dei due in momenti molto intimi; pagamento o denuncia alla Polizia di Stato.

Il fenomeno del ricatto via web è sempre più in crescita, pertanto bisogna riflettere approfonditamente prima di intraprendere una relazione virtuale, perché non possiamo conoscere il nostro interlocutore virtualmente e fidarci di lui consegnando files che ci rappresentano nei momenti più intimi.

Questa tipologia di rapporti spesso cela una trappola; inizialmente è tutto molto bello, la vittima trova una persona sempre disponibile a chattare e quindi ad ascoltare anche i problemi; poi il rapporto si sbilancia sul sexting, una pratica molto diffusa che investe ogni fascia d’età, anche gli adolescenti di 12/13 anni.

Il sexting “Il termine sexting, derivato dalla fusione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare messaggi elettronici), è un neologismo utilizzato per indicare l’invio di messaggi, testi e/o immagini sessualmente espliciti, principalmente tramite il telefono cellulare o tramite altri mezzi informatici”, è diventato uno dei mezzi di socializzazione più diffuso. Lo scambio di materiale pornografico dove almeno uno dei due soggetti è presente nelle foto o nei video è diventato uno dei modi di fare sesso virtuale.

Questo continuo inviare files permette all’interlocutore di entrare in possesso di materiale che spesso diventa oggetto di ricatto. Nella maggior parte dei casi le vittime non denunciano per paura di essere umiliate sempre a mezzo social ed in alcuni casi vengono denunciati gli autori.

In questo caso, la Squadra Mobile, una volta ricevute le denunce, ha effettuato delle ricerche individuando i probabili autori del reato, ma sono ancora in corso attività finalizzate all’esatta ubicazione degli indirizzi IP dei computer utilizzati.

La vittima di sesso femminile si è rivolta alla Polizia di Stato in quanto “l’amico” virtuale dopo mesi di conoscenza era entrato in possesso di numerosi video e foto pornografiche che la ragazzina aveva scattato quando ancora minore. Dopo mesi, l’autore del reato ha richiesto somme di denaro minacciando di creare un profilo facebook con le foto hard o di inviare da un profilo falso (c.d. fake), video e foto agli amici della vittima.

La ragazza ha subito richieste estorsive molto dure che inoltre hanno generato un forte stato d’ansia nella vittima. L’estorsore voleva i soldi a mezzo pagamento elettronico con ricarica su postepay ma la vittima ha per fortuna intelligentemente denunciato il reato subito.

Nell’altro caso, un giovane della provincia di Ragusa ha intrapreso una relazione virtuale con una donna straniera che per chattare con lui utilizzava un programma di traduzione simultanea (come spesso accade) e nonostante lui se ne fosse accorto ha continuato ad inviare files porno.

Le indagini proseguono ma è fondamentale arrestare il fenomeno così da non incorrere in simili rischi e soprattutto denunciare i fatti reato subiti.

“La Polizia di Stato di Ragusa esorta le vittime a denunciare i fatti reato subiti e a non assecondare le richieste estorsive che non resteranno mai isolate. Gli autori di questa tipologia di reato non effettuano mai una sola richiesta ma continuano a reiterare il delitto con pretese sempre più ravvicinate tra loro. Bisogna prestare attenzione ai più giovani ed all’uso che fanno dei mezzi di comunicazione, mediante un controllo costante del contenuto degli smartphone a loro in uso. Sempre più spesso, giovanissimi ragazzi restano intrappolati in reati gravissimi come l’estorsione. A volte anche gli stessi autori del reato (spesso minorenni) non si rendono conto di porre in essere condotte punite dalla legge con pene fino a 10 anni di carcere”