Più che un braccio di ferro sembra un tiro alla fune. Uno strattone lo do io, l’altro lo ‘subisco’ risparmiando le forze per il prossimo assalto.
È lo sconsolante scenario che vede la sanità iblea tirata da una parte e dall’altra, con un ‘gioco’ tutto interno al partito di governo all’Ars, il Partito democratico.
Pippo Digiacomo e Nello Dipasquale scaldano ormai da mesi i ‘motori’, per una poltrona sempre più difficile da raggiungere a sala d’Ercole. E il duello a distanza sul nuovo ospedale concede ‘siparietti’ imbarazzanti. Inutile dirlo, chi ne paga le conseguenze sono sempre i cittadini.
Prima la nota del deputato comisano: “È un delitto tenere chiuso un ospedale come il Giovanni Paolo II”. E l’annuncio di azioni eclatanti nel caso la situazione non si sblocchi. Nei fatti, come avevamo scritto, la commissione si è rivelata solo una passerella politica, e la sotto commissione avrà pure il compito di ascoltare personale e primari, ma poco o nulla servirà per sbloccare l’apertura.
E così Digiacomo s’intesta la battaglia di fare aprire l’ospedale mettendo insieme tutti, dal Comune alla Prefettura, dal Tribunale ai Vigili del fuoco, consapevole che si tratta di “carenze tecniche rimediabili”.
Lo fa, in realtà, in un silenzio assordante del Pd ragusano, che non una parola ha speso su questa delicata vicenda.
Dipasquale, per imbarazzo o per strategia (qualcuno la chiamerà magari cautela), fino a oggi non è intervenuto. E pure il neo segretario cittadino del Pd, che pure interviene su tutto dalle contrade alla ‘munizza’, sul caos ospedali non ha battuto ‘colpo’.
Ma la mossa di Digiacomo ha costretto Dipasquale a intervenire, chiarendo che lui si è mosso per monitorare la situazione.
Non cita mai il nome di Digiacomo, ma il contenuto del ‘messaggio’ è chiarissimo:
“Se qualcuno cerca di far passare il messaggio che grazie a Tizio o Caio sarà ora possibile aprire l’ospedale prima del dovuto sta sbagliando atteggiamento perché l’aiuto è ben accetto da parte di tutti, ma non posso permette che ci siano protagonismi e comportamenti da primo della classe che non servono proprio a nulla. Capipopolo e salvatori della patria la città di ragusa già ne ha abbastanza. Ho in realtà una brutta sensazione, ancora non del tutto chiara, è come se ci fosse stato qualcuno che abbia lavorato per rimandare l’apertura dell’ospedale utilizzando ogni strumento possibile, passando anche per una vera e propria campagna di delegittimazione dell’operato nel territorio, e che quello stesso qualcuno abbia poi cominciato a lavorare per diventare il capopopolo di chi l’ospedale lo vuole aprire… Sicuramente ci saranno stati dei problemi e se qualcuno ha sbagliato ne risponderà nelle sedi opportune, ma basta passerelle ce ne sono state già troppe”.
E intanto per Aricò è arrivato il decreto, va a Palermo. Ora arriva Lucio Ficarra.
Speriamo bene.