Ci vogliono due miracoli per fare un santo! E don Milani li ha fatti. Il più recente è il duomo di San Pietro, a Modica, gremito, giovedì sera, di tantissimi giovani, soprattutto ventenni. Ragazzi che, usualmente non si vedono in chiesa, ma sono venuti perché profondamente attratti da un testimone autentico come il priore di Barbiana. Fatto rivivere con una straordinaria capacità artistica, che lasciava però trasparire anzitutto un’intima sintonia, dall’attore Luigi D’Elia (accompagnato dal tecnico Paolo Mongelli) nel monologo teatrale “I cammelli di Barbiana”.
«I giovani – spiega Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto – si potevano rispecchiare in un carattere ribelle che però era solo l’altra faccia dell’autenticità che ha accompagnato tutti i passaggi della vita di Milani. Con un misterioso salto nella fede che lo spinge a farsi prete, senza bisogno che questa fede sia detta con altre parole che non siano la vita. Una vita lucida nell’attenzione ai grandi processi storici a cui Milani ha corrisposto con quel fare scuola legato non a un metodo o a una tecnica, ma all’esserci: scuola che diventa già a Calenzano l’ottavo sacramento, il dare parola per fare uguaglianza. E a Barbiana, dove l’ostilità ecclesiastica che lo accompagnerà fino alla fine lo manda in esilio, la scuola diventa forte e liberante ‘relazione’ con i suoi ragazzi. Scuola in cui si parte dall’ultimo, scuola in cui si impara a mirare alto e si riconquista la parola che fa uguali. Scuola che contesta la selezione con cui le scuole si trasformano in ospedale che cura i sani e respingono i malati. Pugno nello stomaco, dinamiche che scuotono il torpore e ravvivano il fuoco». Assenza aggiunge: «Dà da pensare agli insegnanti presenti perché don Milani parla ancora anche a loro, se non hanno dimenticato che “dicasi maestro chi eleva un popolo” e che “maestro è contrario di commerciante”. Ecco l’appassionato rincorrere i suoi ragazzi, ecco i suoi rimproveri (chi ama si arrabbia anche …) ma pure la sua grande tenerezza, e il suo “I care” gridato con la vita oltre che scritto sulla parete della sua scuola. Maestro appassionato don Milani, maestro che si espone quando dei cappellani militari chiamano vili i giovani che vanno in carcere per l’obiettore di coscienza. Chiarendo che le guerre si fanno per i potenti, che l’obbedienza non è più una virtù quando si comanda di uccidere, che la vera patria sono gli esclusi di tutto il mondo».
E qui si innesta il secondo miracolo del priore di Barbiana. «Il vangelo – riflette Maurilio Assenza – parla chiaro soprattutto su un punto: i ricchi non si salvano. Un cammello non passa per la cruna di un ago – dice Gesù con insolita durezza. Ma quando lui, il “signorino”, si fa povero con i poveri, malato, umiliato ma anche nell’affetto una sola cosa con i suoi Michele, Francuccio, Marcella, Edoardo … ecco che il cammello passa sulla cruna di un ago! E si riapre l’altra urgenza, quella di uscire dal nostro mondo borghese, quella di ritrovarci liberi e poveri, in quella libertà e povertà che sole rendono vero l’amore. E permettono di trovare Dio non sui libri ma nel darsi con tutto se stessi nella cura educativa. “Senza buonismo” – ha sottolineato papa Francesco.
“Perché chi ama – scrissero i ragazzi di Barbiana – non potrà mai essere rassegnato o qualunquista”. Nel testamento di don Milani c’è ancora di più, c’è lo svelamento del vero volto di Dio: “Cari Michele, caro Francuccio vi ho amato forse più di Dio, ma lui non è attento a queste sottigliezze”. Un Dio che vuole un amore grande, un Dio dal cuore grande … senza volerlo, lo spettacolo si chiude mentre inizia la giornata liturgica del sacro Cuore». E la continuità la dà il Grest Crisci ranni: con quel “I care” che raduna più di duecento bambini e ottanta giovani animatori, Grest che nel giorno dell’anniversario del cinquantesimo di don Milani – lunedì 26 giugno – si sposterà di nuovo nel duomo di San Pietro dove alle 19 sarà celebrata l’eucaristia presieduta da padre Giovanni Salonia. Don Milani sarà ricordato, sarà ritrovato «nel Cuore di Dio per continuare a trarre da lui ispirazione per una vita innamorata, appassionata, entusiasta, sempre “mirando in alto!”».