Due insegnanti della scuola materna De Amicis di Modica, Graziella Spadaro, 59 anni, assistita dall’avvocato Antonio Borrometi, e Giuseppina Nicolosi, 45 anni, assistita dall’avvocato Vincenzo Rizza sono state rinviate a giudizio dal gip del Tribunale di Ragusa, Andrea Reale.
Per le due maestre l’accusa è di maltrattamenti in concorso, con l’aggravante di avere commesso il fatto con abuso di autorità, o violazione di doveri inerenti ad una pubblica funzione nei confronti di alcuni bambini che frequentavano la scuola.
Il dibattimento inizierà il 5 marzo 2018 davanti al giudice monocratico. I fatti risalgono al 2015. Le indagini coordinate dalla Procura di Ragusa, sono state delegate alla Squadra Mobile e sono nate dalle segnalazioni di alcune madri preoccupate dal timore che i loro figli avevano nel recarsi a scuola.
Le donne avrebbero messo in atto atteggiamenti minacciosi ed ingiuriosi nei confronti di alcuni bambini e in alcuni frangenti avrebbero alzato le mani.
Quattro famiglie attraverso gli avvocati Giovanni Cassarino, Giovanni Favaccio e Giuseppe Pitrolo, si sono costituite parte civile.
I due legali, Antonio Borrometi e Vincenzo Rizza ritengono “senza voler approfondire i particolari di una vicenda delicata, ma la cui gravità va molto ridimensionata rispetto all’enfasi di alcuni articoli di stampa, che un primo sommario giudizio possa essere tratto dal testuale contenuto dell’ordinanza resa dal gip di Ragusa, Claudio Maggioni, in sede di esame della richiesta di sospensione cautelare delle insegnanti formulata dal Pubblico Ministero” nella ordinanza, riferiscono i due legali riportando stralci del documento “deve essere rigettata la richiesta del Pubblico Ministero di applicazione della misura interdittiva della sospensione dell’esercizio del pubblico servizio, nei confronti di Giuseppina Nicolosi e di Graziella Spadaro, difettando i gravi indizi di colpevolezza del reato di maltrattamenti loro contestato“. I difensori delle due insegnanti, riportano sempre dall’ordinanza del gip Maggioni, che “non erano emersi dalle indagini elementi tali da far presumere comportamenti violenti, minacciosi o vessatori nei confronti degli alunni né che tali comportamenti abbiano avuto una gravità tale da cagionare sofferenze psichiche e fisiche agli alunni“.