Una porta per la felicità: così un partecipante ha definito il volontariato al termine del primo degli incontri promossi dalla Caritas a Modica per offrire a tutti la possibilità di una breve introduzione, che facilita l’inizio di un impegno che è anzitutto una grande opportunità di crescita. Domenica, infatti, l’appuntamento è stato al ‘Boccone del povero’, mentre martedì 16 e mercoledì 17 vengono offerti in tre luoghi diversi introduzioni brevi: alle 18 nel salone della chiesa di San Giovanni, alle 19,30 nel salone della Madonnina delle lacrime, alle 20,30 al cantiere educativo ‘Crisci ranni’. Ognuno potrà scegliere il luogo e l’orario più consono ai propri impegni.
“Ma ecco, cos’è volontariato? Si è iniziato a comprenderlo condividendo identità, aspettative, paure. Nell’identità sono emersi anzitutto relazione, offerta di tempo, energia, un dare che sovrabbonda nel ricevere. E ognuno, sia che fosse la prima volta sia che avesse avuto qualche esperienza di volontariato, poteva dirlo con cognizione di causa, per averlo sperimentato. Le parole di don Ciotti – spiega Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana – hanno confermato che volontariato non è un impegno eroico, ma una caratteristica che deve avere ognuno come cittadino e come uomo. Sognano che finisca, perché diventa l’anima di tutto il resto. Ed è stato significativo che, nelle aspettative, è emersa soprattutto l’idea che il volontariato copre dei vuoti con una sovrabbondanza di gioia, la gioia del donare che copre il vuoto di senso che spesso attraversa questo nostro tempo. Quanto alle paure, da una parte alcuni hanno detto di non averne, dall’altra alcuni hanno sottolineato che un po’ di timore ci vuole, soprattutto per evitare la routine, per custodire alta la motivazione. A questo punto il volontariato è stato ricompreso attraverso le testimonianze concrete di ciò che nella nostra città è cresciuto come segno concreto e significativo. Iniziando con chi ci ospitava, la superiora del Boccone del povero ha rilevato come nella casa di riposo il volontariato aiuta a superare tanto abbandono e solitudine, soprattutto quando mancano i familiari o vengono di rado. Basterebbe poco, basterebbe organizzarsi un poco per aiutare gli anziani a non restare nella solitudine. Risvegliando la carità sopita nella città, legando poveri e ricchi, ricchi – più che di soldi – di umanità, secondo il motto di padre Giacomo Cusmano. Quindi si è passati alla ‘Casa don Puglisi’, che fa ripensare agli anni Novanta quando rilevando bisogni si chiedevano risposte anzitutto alle istituzioni, anticipando la Casa quella rete di servizi che sono necessari per attuare l’uguaglianza di cui parla l’art. 3 della Costituzione. Ora la Casa è diventata di più di una sollecitazione, è una misura possibile per la città, la misura della Casa che ci fa vivere come una grande famiglia. Poi i Piccoli fratelli! Anche in questo caso anzitutto una storia, una storia di lotta per ridare dignità ai diversamente abili, far loro abitare la città come tutti, abbattere barriere mentali e architettoniche. Una storia ma anche in questo caso anzitutto una relazione, una pizza come segno di amicizia… Segno più recente la scuola di italiano per gli immigrati, resa possibile dall’impegno della comunità missionaria intercongregazionale. Anzi rese possibile, essendo una a San Pietro e Crisci ranni, l’altra da qualche settimana a San Giovanni. Ne ha parlato suor Giovanna, sottolineando come l’italiano non è solo la lingua da imparare ma anzitutto una relazione da vivere e a cui dare parole. Con creatività, per cui la scuola diventa anche scoperta che dei bambini vorrebbero giocare ma non sanno come, ed ecco che l’Oratorio di Sant’Anna si apre al loro desiderio, presenza nei momenti di gioia e di bisogno della vita, possibilità di inserimento sociale e lavorativo. Esigenza di volontari costanti… Ed ecco che Antonello Buscema, partendo dalla sua lunga esperienza, ha chiarito come volontariato è qualcosa di semplice – che segna la vita – ma non di semplicistico. Ha precise caratteristiche: la gratuità profonda (ovvero l’assenza di altri fini che non sia il servizio), l’associarsi (per superare l’estemporaneità), l’universalità (per raggiungere tutti e non restare all’interno della propria cerchia). Ha bisogno di formazione per tenere alta la motivazione e per essere accanto con accortezza. Ti rende umile, perché non tutto si può risolvere (non siamo padreterni) e perché non tutti ringraziano. Genera cambiamento, se vissuto con verità come uno stare accanto che ti rende voce di chi non ha voce. Non barellieri ma sentinelle della storia, perché si accrescano condivisione e giustizia. Finito l’incontro, la parola ricorrente è stata felicità, per quello che si era ascoltato come testimonianza autentica, per quello che si era riscoperto e per quello che ora si vuole concretamente fare. Avvertendo tanta bellezza e ricchezza ma anche serietà e maturità nel volontariato vero. Per rigenerare anche la politica e dare una meta vera alle nuove generazioni”.