Giornata dei Musei, il 21 maggio a Kamarina “La Ninfa e Thanatos”

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Il Liceo Classico di Vittoria e Il Museo Archeologico di Kamarina, con la direzione artistica di Gianni Battaglia, celebrano, domenica 21 maggio, a partire dalle ore 17, la Festa dei Musei voluta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, nel contesto della Giornata Internazionale dei Musei promossa, a livello internazionale, nei giorni 20 e 21 maggio.
In quei due giorni i Musei di tutta Italia organizzano aperture ed iniziative straordinarie finalizzate a riflettere sul nostro patrimonio culturale. L’ICOM, International Council of Museums, propone e raccomanda il tema “Musei e storie controverse: raccontare l’indicibile nei musei”. Un scelta particolarmente stimolante che sollecita il pubblico a riflettere su temi e oggetti museali messi in luce attraverso storie controverse, censurate, trascurate e inespresse del passato o del presente. L’idea è quella di suscitare nel visitatore una riflessione critica, un dialogo, una discussione aperta sul nostro patrimonio, con modalità e chiavi di lettura inconsuete o inedite.
Come già avviene da anni, al Museo Regionale di Camarina, con questa iniziativa i musei nazionali ribadiscono, o acquisiscono, il loro ruolo di centro di conoscenza, di dialogo fra le culture, di luogo vivo di incontro.
Le storie controverse, l’indicibile, li racconterà e li interpreterà Gianni Battaglia, in “La Ninfa e Thanatos”, il mito e la tragedia a Camarina, con Angela Incremona, Raffaella Pappa e Marco Tomasi, su testi da Tucidide, Pindaro, Virgilio Lavore, Lidia Ferrigno, Francesco Aiello, che riferiscono figure mitiche e momenti struggenti della Storia della città greca.
Ma Storie controverse, indicibili, li porrà decisamente al centro di quella pomeridiana Il Liceo Classico di Vittoria con il proprio Laboratorio di Teatro Classico in attività, all’Istituto, da qualche anno.
Il Liceo di Vittoria presenta a Camarina segmenti da “I sette contro Tebe” e “Fenicie”, da Eschilo ed Euripide, nel recitativo degli studenti interpreti del Laboratorio di Teatro Classico, diretto dalle docenti Miriam Di Noto, Rita Pierro, Marina Selvaggio, con la collaborazione artistica del regista Gianni Battaglia. Un progetto di teatro classico voluto, per la Scuola di Vittoria, dalla Preside del Liceo, la prof. Emma Barrera.
Storie controverse e indicibili sono contenuti al sommo grado in queste due tragedie greche, fra le più tragiche del repertorio dell’intera grecità. E che rientrano peraltro negli allestimenti dell’Inda (l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa) in questo 53mo ciclo di spettacoli classici in corso al teatro greco.
Le due storie sono toccanti, e toccano, e si intrecciano al mito e alla storia della stirpe di Edipo.
Ne I SETTE CONTRO TEBE di Eschilo: Alla morte di Creonte, reggente di Tebe, Eteocle e Polinice, figli di Edipo, hanno stretto un accordo: avrebbero regnato su Tebe un anno ciascuno, alternandosi sul trono. Eteocle, però, allo scadere del mandato, non vuole restituire il regno a Polinice, sicché Polinice arma sei guerrieri di Argo, con lui sette, e li pone davanti le porte di Tebe per dichiarare guerra al fratello. Eteocle contrappone altri sette guerrieri, tra cui lui stesso, mettendoli a presidio della città. Il messaggero informa che sei di Argo sono stati respinti; resiste Polinice che dovrà scontrarsi con lo stesso fratello Eteocle. E nello scontro i due fratelli si uccidono a vicenda. Sopraggiungono sulla scena Antigone e Ismene in lacrime e il coro intona il canto funebre in onore dei due caduti. Tuttavia il senato ordina che solo Eteocle venga seppellito, mentre il corpo di Polinice verrà dato in pasto ai cani. Antigone si ribella e dichiara che seppellirà ugualmente Polinice.
Ne le FENICIE di Euripide la situazione è più articolata, ma la tragedia è la stessa: Un gruppo di donne fenicie, destinate al santuario di Apollo a Delfi, arrivano a Tebe e assistono alla vicenda che vi ha luogo. I fratelli Eteocle e Polinice si sono accordati per alternarsi, un anno a testa, al comando di Tebe. Scaduto il proprio anno però Eteocle non intende cedere il potere al fratello, sicché Polinice si presenta con un esercito proveniente da Argo per reclamare i suoi diritti. Giocasta, convoca i due figli per tentare, disperatamente, di raggiungere un accordo, ma senza risultati… per l’ostilità e l’intransigenza sulle sue decisioni, di Eteocle, e per l’inevitabile reazione a cui Polinice non può sottrarsi.
Tiresia, indovino cieco, afferma che per salvare Tebe l’unico modo sarebbe quello di sacrificare il figlio di Creonte, Meneceo, il quale accetta il responso e si uccide. Eteocle e Polinice si affrontano a duello. E si danno vicendevolmente la morte. Sui loro cadaveri la madre Giocasta si suicida. Dalla casa dov’era rinchiuso esce come un fantasma, Èdipo, cieco e disperato. Antigone disputa con Creonte per la sepoltura di Polinice, rifiuta le nozze con Èmone, figlio di Creonte, e scorta il padre verso l’esilio.
Su I Sette contro Tebe scrive Leone Traverso: Questa tragedia è l’epilogo di un dramma provocato dall’ereditarietà della colpa di Edipo che, avendo ucciso per errore il padre Laio e sposato la madre Giocasta, maledice i suoi due figli, condannati ad uccidersi l’un l’altro per il possesso di una città. Eteocle è dunque l’ultimo anello di questa maledizione: si riconferma la fede di Eschilo nel fatto che le colpe degli avi ricadono inevitabilmente sull’innocente discendenza.
Su Le Fenicie, scrive Filippo Maria Pontani: All’ultima fase dell’attività poetica euripidea (ca. 410) appartengono le Fenicie, tragedia di grande ampiezza, in cui si riconobbero, forse con fondamento, interpolazioni, specie nell’esodo. Il poeta rielabora spunti eschilei e sofoclei, dandovi una sorta di <<corpus del fiero mito dei Labdàcidi>>; il dramma, di origine, per dir così, letteraria, è pieno di sentimenti e risentimenti originalissimi. La struttura morfologica della teatralità è di grande efficacia.