In occasione della Pasqua, il direttore della Caritas diocesana di Noto, Maurilio Assenza, ha rivolto un augurio, che risuona anche come un appello per risvegliare la «carità sopita nella città». Ecco il testo integrale della lettera:
«La Pasqua è in atto! L’augurio diventa, come suggeriscono i testi del Vangelo, quello di saper capire i segni di una presenza tanto discreta quanto efficace come quella di un Dio crocifisso e risoro. Certo, questa Pasqua 2017 è anzitutto segnata dall’antipasqua del circolo vizioso di violenze contrapposte e complementari (azioni di guerra contro terrorismo, alimentati dal commercio delle armi e dall’inequità dell’attuale economia finanziaria). Faremo Pasqua allora, anzitutto, se sapremo, come nella memoria della passione di Gesù, guardare i volti e raccontare sofferenze e sogni. A iniziare dai volti dei bambini siriani, vittime innocenti, esempio di tante azioni dei potenti e degli adulti che ricadono sui piccoli. Guardando quindi anche alla dignità dei migranti, in fuga da guerra e miseria, al volto dei bambini dei migranti morti attraversando il mare, che non dovranno essere separati dai cari che rimangono in vita – sono situazioni concrete del nostro territorio che ce lo richiamano – per non tradire l’immagine di Dio impressa in ogni uomo e in ogni tessuto relazionale. Per questo la nostra Caritas ha scelto come segni pasquali, non grandi opere, ma esperienze piccole, e però ricche di affetto e di anelito alla giustizia. Sul versante delle migrazioni si sono promosse reti di accoglienza (a Modica, Rosolini, Noto, Avola) e l’esperienza del presidio, avviata a Pachino lo scorso 21 aprile. Che si affiancano ad altre esperienze come la Casa don Puglisi di Modica, i vari centri “con” e “per” i diversamente abili (i Piccoli fratelli di Modica, Agape di Pachino), le famiglie aperte dell’associazione papa Giovanni a Scicli, i cantieri educativi di Modica, Pozzallo, Scicli, Noto, Pachino. Si pensa, subito dopo la Pasqua, ad un centro di incontro per i giovani a Pozzallo che aiuti a sperimentare, nella città di Giorgio La Pira, quel dialogo tra fedi e culture che sbilancia il mondo verso la pace e la fraternità. Tutto questo – ce lo insegnano gli ultimi gesti di Gesù (la cena, la lavanda dei piedi) – ha bisogno di persone coraggiose nell’amore quotidiano. Per questo sarà pasquale un coinvolgersi che sa unire fiducia in Dio, per non perdersi d’animo, e sensibilità. Faremo Pasqua se ci ritroveremo gli stili di un amore come quello familiare: limpido, gratuito, reciproco, tenace. Sarà così vero il ritrovarsi in quel rito che in alcune nostre città diventa l’incontro del Risorto con la Madre. Che invitiamo a concretizzare con impegni di volontariato e gesti donativi, perché molti sono i bisogni e poche le risorse di persone ed economiche. Faremo Pasqua, allora, “risvegliando – come amava dire padre Giacomo Cusmano, che 150 anni fa fondava l’associazione Boccone del povero (un segno ancora vivo è la Casa per anziani di Modica) – la carità sopita nella città”. Auguri, allora di cuore, di Pasqua! Di “fare Pasqua” essendo la Pasqua anzitutto passaggio: passaggio di Dio che diventa passaggio ad una vita nuova in noi e nella città nella pace vera, frutto di un amore che è andato e va fino in fondo, nel “caro prezzo” della croce che resta presente nelle piaghe che il Risorto continua ad invitarci a toccare per risanarci e risanare il mondo».