Vivian e Joseph erano sbarcati a Pozzallo il 19 febbraio. Erano in tre, perché Vivian, 23 anni, aveva in grembo il suo bambino, che è nato il 3 marzo. Tre giorni dopo, però, la giovane mamma non ce l’ha fatta. Stress da viaggio o una patologia? Lo chiariranno gli accertamenti medici.
Il piccolo, nato all’ospedale di Modica, è stato chiamato Kwaku, perché è nato di venerdì (kwaku nella lingua materna della coppia significa proprio venerdì). Joseph è cristiano, così come lo era sua moglie Vivian, e da subito aveva espresso il desiderio di accompagnare la sua sposa nel suo ultimo viaggio con un momento di preghiera.
Così ieri mattina, martedì 28 marzo, ventidue giorni dopo il decesso, si sono potuti svolgere i funerali. Nella parrocchia Santuario Madonna delle Grazie, si è svolta la cerimonia funebre. Joseph è cristiano appartenente alla chiesa pentecostale. Anche questo particolare ha portato a riflettere: ci si è ritrovati insieme, italiani e stranieri, cristiani di confessioni diverse, anche non cristiani, a pregare insieme, ad accompagnare insieme Joseph nel suo saluto a Vivian, a sostenerlo in questo suo dolore, a incoraggiarlo a non perdere la speranza di vita, sua e di suo figlio. Sebbene il rito sia stato celebrato interamente in inglese, c’è stata profonda partecipazione da parte di tutti, anche quelli che con l’inglese non hanno dimestichezza. La comunità missionaria intercongregazionale ha aiutato nella preparazione e presidenza della cerimonia.
La salma di Vivian è stata poi accompagnata al cimitero di Modica. Anche qui c’è stato un momento di preghiera e benedizione. Inni e canti, secondo tradizione africana, hanno accompagnato il momento della sepoltura.
La storia di Vivian e Joseph è tristemente simile a quella di migliaia di uomini e donne in fuga dalle violenze e della fame. Vivian e il marito Joseph avevano lasciato il Ghana, paese di origine, diretti in Libia, dove entrambi avevano trovato lavoro: lei donna delle pulizie, lui operaio in una ditta di costruzioni. Il lavoro non mancava, ma le condizioni di sicurezza in Libia diventavano insostenibili, giorno dopo giorno: violenze personali, percosse… quasi sempre spogliati dei guadagni messi da parte con il lavoro. Dopo oltre due anni spesi in Libia, Vivian è rimasta incinta.
La giovane coppia ha deciso allora di partire perché non vedeva, in quella situazione, alcun futuro per sé e il bambino che doveva nascere. Hanno deciso allora di partire, di “imbarcarsi” per lidi migliori, dove poter coltivare una speranza di pace e libertà. Solo che un viaggio del genere, via mare, su un barcone, in quelle condizioni non era sicuramente l’opzione migliore. Era, tuttavia, l’unica! Nonostante ciò, la decisione era presa: meglio rischiare il viaggio della “vita” che continuare a “non vivere”. Vivian e Joseph sono giunti a Pozzallo, come detto, il 19 febbraio, dopo oltre due anni e mezzo trascorsi in Libia. Appena in tempo per dare alla luce il piccolo Kwaku.