Quest’anno la Caritas di Noto ha scelto, in Quaresima, di rivolgersi direttamente alle famiglie per una conversone all’amore evangelico. Tutte le famiglie, tutte guardate con simpatia! Con una proposta precisa: reti di famiglie per sostenere le persone in difficoltà. E un monito di papa Francesco: si riceve indegnamente la comunione al Corpo di Cristo se non si diventa Corpo insieme ai poveri e ai sofferenti. Ecco il testo della lettera del direttore della Caritas diocesana, Maurilio Assenza.
Care famiglie,
vi salutiamo tutte con simpatia perché il nostro è un Dio che ci vuole tutti bene e trova nella famiglia la sua icona, ovvero il luogo dove Lui può manifestarsi. Perché Dio è comunione, Padre Figlio e Spirito Santo, e ci chiama ad una comunione di amore in cui – lo sanno bene ogni madre e ogni padre – se c’è una predilezione è per i più deboli. Ogni domenica per questo ritroviamo nell’Eucaristia il senso della nostra vita e della nostra chiamata ad essere insieme la famiglia di Dio, mentre ogni anno la Pasqua è la grande festa dell’amore che va fino in fondo e rigenera il mondo, grazie all’essere con il battesimo immersi nella passione, morte e resurrezione di Gesù. La Pasqua è preceduta dalla Quaresima per avere un tempo di verifica della nostra vita. Quest’anno, dopo che papa Francesco ci ha donato l’Amoris laetitia sulla famiglia, vorremmo riprendere nella riflessione degli Esercizi spirituali il suo messaggio e cercare passi concreti che aiutino la parrocchia ad essere famiglia affettuosa e attenta a tutti.
Ognuno intanto troverà il passo semplice nei rapporti di ogni giorno, nel posto di lavoro o di vicinato; ognuno troverà il passo per riprendere rapporti o riconciliarsi con i fratelli; ognuno potrà maturare un impegno semplice di accoglienza o di volontariato. Pensiamo in particolare a reti di famiglie solidali attorno ad ogni famiglia e persone ferite o in difficoltà.
Ritroviamo il senso e la necessità di gesti e scelte di apertura ai fratelli nel fatto che l’eucaristia fa di tutti noi un solo corpo. Scrive il papa: «La celebrazione eucaristica diventa un costante appello rivolto a ciascuno perché “esamini se stesso” al fine di aprire le porte della propria famiglia ad una maggior comunione con coloro che sono scartati dalla società e dunque ricevere davvero il Sacramento dell’amore eucaristico che fa di noi un solo corpo. Non bisogna dimenticare che la “mistica” del Sacramento ha un carattere sociale. Quando coloro che si comunicano non accettano di lasciarsi spingere verso un impegno con i poveri e i sofferenti o acconsentono a diverse forme di divisione, di disprezzo e di ingiustizia, l’Eucaristia è ricevuta indegnamente. Invece, le famiglie che si nutrono dell’Eucaristia con la giusta disposizione, rafforzano il loro desiderio di fraternità, il loro senso sociale e il loro impegno con i bisognosi».