“Il sistema degli autotrasporti in Sicilia è controllato dalla mafia, è controllato da Cosa Nostra, dalla Stidda, dalla Ndrangheta e dalla Camorra che sono collegate”.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, oggi a Vittoria a tre giorni dall’attentato incendiario che ha distrutto tre tir e danneggiato un quarto, tutti di un’unica azienda. Dinanzi a un modesto numero di persone, dal cassone di un camion privo del telone di copertura, il governatore della Sicilia ha affrontato la questione dell’indebitamento degli agricoltori costretti a chiedere denaro fuori dai circuiti legali per “l’annata”. Alternando dialetto e italiano, Crocetta ha spiegato come poi siano questi “intermediari” a determinare il prezzo di vendita del prodotto. Una situazione favorita da un sistema bancario che “non ti dà un centesimo” e il sistema della cooperazione che non funziona in Sicilia.
“E allora te ne vai dall’intermediario, gli dici: mi presti i soldi per l’annata. E quello te li dà”. Quando però arriva la produzione, l’imposizione di un prezzo troppo basso. “Questo è un mercato libero? Questo è la libertà dei mafiosi” – ha tuonato Crocetta, che ha poi citato anche la Sacra Scrittura.
“Se io produco ho diritto ad avere valutato il prodotto con il giusto prezzo, la giusta mercede dice il Vangelo”. E ha aggiunto: “Ho chiesto all’assessore Cracolici di ripristinare il fondo per l’annata per fare in modo che gli agricoltori possano accedere a un sistema pubblico, di fronte a banche che non danno anticipi, non danno mutui”.
E ha ribadito sull’importanza del “fondo di solidarietà per l’annata, per liberare gli agricoltori dal giogo degli usurai e dal giogo di coloro che anticipano i soldi”. Ha concluso ancora una volta citando (con una certa reinterpretazione del passo di Marco) il Vangelo: “Miti come agnelli, astuti come serpenti”.
“C’ama ffari?! Essere buoni non significa affatto non ribellarsi. Essere buoni significa ribellarsi”. Qualcuno, dall’improvvisato palco, ha fatto notare che c’era pochissima gente, e non perché chi fosse rimasto a casa non sia persona perbene, ma magari stanco di promesse. Crocetta ha chiosato: “Partiamo da quelli che ci mettono la faccia”. Ha concluso Giuseppe Biundo, titolare della ditta a cui sono stati bruciati i camion con un danno da mezzo milione di euro. “Io ci credo nella mia attività – ha detto -, noi abbiamo i camion, non ci sono treni né aerei che possono portare la merce. Chi ha tradito la mia organizzazione si sta tradendo lui stesso”. E ha infine ribadito: “L’ho detto al sindaco in prefettura: dice che siamo stati in due, ma in tutta la provincia ci sono sei persone che hanno subito queste cose. Mi sono ribellato io forse perché sono il più cretino o il più onesto”.