Ve lo ricordate, un anno fa di questi tempi, quando Nello Dipasquale provò a far passare all’Ars un emendamento che spalmava parte delle royalties assegnate a Ragusa anche agli comuni della provincia? Come si ricorderà, il tentativo non passò, e il deputato ragusano andò su tutte le furie.
Convocò una conferenza stampa e annunciò una relazione-denuncia alla Corte dei Conti contro l’amministrazione Piccitto per l’uso delle royalties e in generale per questioni inerenti il bilancio di previsione 2015. Toni durissimi, “dopo la Basilicata, anche in Sicilia scoppia uno scandalo sulla gestione delle royalties petrolifere”, “criticità rilevate sul bilancio di previsione del Comune di Ragusa 2015”. In una nota diramata dall’ex sindaco si leggeva “vi sarebbero una serie di incongruità e violazioni sullo strumento finanziario approvato il 12 ottobre scorso dal Consiglio comunale e che potrebbero vedere la correità della maggioranza che l’ha votato”. E ancora “violazione del patto di stabilità per l’anno 2014”. Una sorta di scenario apocalittico, con amministratori e forse consiglieri grillini che rischiavano di essere condannati chissà a quale supplizio.
E invece? La Corte dei Conti, nella relazione sul rendiconto della gestione 2014 e sul bilancio di previsione 2015, non ha rilevato alcuna violazione, tanto che ha concluso l’istruttoria con la formula: “Si ritiene di non dover procedere ad ulteriori approfondimenti”. La Corte rileva solo alcune criticità, buona parte delle quale è stata già sanata nei bilanci successivi.
Proprio sulle royalties 2013, 2014 e 2015, pur non citando Dipasquale, la Corte pare fare riferimento proprio a quella denuncia.
Nessun “caso” Ragusa, né tantomeno “punizioni” e provvedimenti. Solo un invito, anche se circostanziato, ad “assicurare il più corretto utilizzo di tale peculiare fonte d’entrata in aderenza alle destinazioni impresse dalle norme di riferimento, tra cui le intrinseche finalità compensative del disagio ambientale delle aree dove si svolgono le ricerche e le coltivazioni”. La Corte ribadisce che non si tratta di “entrate libere”, ma che va data “evidenza contabile ai vincoli di destinazione, siano essi generici o specifici”.
Dalla Corte, quindi, alcuna censura all’utilizzo delle royalties da parte del Comune. Inoltre nessuna azione correttiva è stata richiesta, diversamente da quanto avvenne nel 2012. I giudici si sono concentrati soprattutto sulla necessità di assicurare gli equilibri di bilancio, su cui non c’è stato alcun rilievo. Di violazione del patto di stabilità, infine, nessuna traccia.