La testimonianza di Daudà, giovane maliano sfuggito alla guerra, in cerca di un futuro prima in Libia, poi finalmente in Italia, ha accompagnato la messa per la città celebrata ieri sera nella parrocchia del Santissimo Redentore in contrada Quartarella, a Modica. Tema per la riflessione è stato: “La città che accoglie uno di questi piccoli, accoglie me”.
Il tema dell’accoglienza e, in particolar modo, seguendo l’invito di Papa Francesco in occasione della Giornata dei migranti e dei rifugiati celebrata due settimane fa, l’accoglienza dei minori che arrivano nelle nostre coste senza genitori. Proprio la parrocchia di contrada Quartarella, come ha ricordato il direttore della Caritas diocesana di Noto, Maurilio Assenza, ha aperto la “strada a tutte le parrocchie”, avendo tra le prime accolto l’invito del Papa a ospitare una famiglia di migranti. I membri della parrocchia, da alcuni mesi, hanno accolto e si prendono quotidianamente cura di una famiglia marocchina composta da cinque persone: genitori e tre figli.
Figura che ha accompagnato tutta la celebrazione è stata quella del seme, prendendo spunto dalla Parola di Dio che lo paragona al Regno di Dio. “Siamo qui – ha detto Assenza – perché questo seme lo vogliamo sviluppare”. Un invito a vedere i “piccoli segni che Dio semina nella nostra vita” è stato rivolto a tutti da don Vittorio Bonfanti, per 40 anni missionario. Oggi fa parte della comunità missionaria intercongregazionale che vive a Modica. Solo lui, per tanti anni in Mali, ha probabilmente compreso le parole della preghiera di benedizione che Daudà ha voluto recitare, nella sua lingua, durante l’adorazione eucaristica. La profondità del sentimento che ha animato quella benedizione, però, ha toccato tutti. Una preghiera “diversa”, ha detto Daudà, essendo lui musulmano.
“Ma se rispettiamo Dio e i fratelli stiamo facendo la stessa strada, cristiani e musulmani”, aveva spiegato poco prima nella sua testimonianza. “Io – aveva detto – vengo dall’inferno dell’Africa e sono qui per cercare la pace”. Significativi, durante il momento di adorazione eucaristica, i tre segni portati davanti l’altare: le convenzioni sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, uno zaino, un nido. Quest’ultimo è stato realizzato dai membri della comunità di Quartarella, a significare proprio l’impegno per l’accoglienza. Tra le preghiere, quella di suor Rachele Soria: ha pregato per quei minori che vengono chiamati baby scafisti, invitando tutti a “restare accanto a questi ragazzi, come segno tangibile della tenerezza di Dio”. E un appello ai giudici, perché con “cautela e scrupolo” possano individuare quei ragazzi che sono vittime delle perverse logiche di sfruttamento che stanno dietro gli sbarchi.
Maurilio Assenza ha infine ricordato che la messa per la città del mese di febbraio sarà celebrata giovedì 24, alle 18, nella cappella dell’ospedale di Modica: “Luogo privilegiato della presenza del Signore in chi soffre”.