“ProTetto Rifugiato a casa mia”, tredici le persone accolte nella diocesi iblea

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Con il 31 dicembre è terminata la prima sperimentazione di “ProTetto Rifugiato a casa mia”, una iniziativa di Caritas Italiana che vuole portare nei territori la testimonianza autentica di cultura e valori umani condivisi, tramite l’accoglienza gratuita di migranti da parte di parrocchie o istituti religiosi. ProTetto opera nell’ottica del bene comune, con l’auspicio di produrre scelte di responsabilità per le nostre comunità, perché siano laboratori di un nuovo umanesimo, fatto non di divisioni e contrapposizioni, ma di relazioni e di incontri.

Anche la diocesi di Ragusa, tramite la Caritas, ha risposto all’appello, dando disponibilità per l’accoglienza di 3 nuclei familiari composti in tutto da 13 persone. Le accoglienze, di cui due ancora in corso, hanno avuto la durata di 6 mesi finalizzati a ridare fiducia e speranza alle persone accolte. Il perno dell’iniziativa sono stati il VO.CRI., l’Ordine dei Carmelitani Scalzi ramo maschile e femminile di Ragusa e Chiaramonte Gulfi  e la parrocchia San Luigi Gonzaga di Ragusa. In ciascuna di queste realtà è stata individuata una famiglia tutor che ha accompagnato gli ospiti in un percorso di integrazione che oggi, più che mai, appare la vera sfida dell’immigrazione.

Presso il VO.CRI. il periodo di accoglienza è terminato con l’inserimento della famiglia in una casa in affitto e con un faticoso, ma promettente, avvio all’attività lavorativa da parte del capofamiglia. La relazione stabilita con la famiglia tutor continua ed è utile per il confronto e come punto di riferimento per orientarsi nella realtà locale.

L’accoglienza presso il Santuario del Carmine di Ragusa è ancora in atto e il capofamiglia lavora come mediatore culturale. L’attuale sostegno abitativo offerto dall’Ordine dei Carmelitani accompagnerà all’autonomia nella gestione della vita futura di questa famiglia.

L’ultima accoglienza ad essere stata avviata è quella di San Luigi Gonzaga dove tutta la comunità ha preso in carico la famiglia e provvede alle necessità dei minori con un autentico spirito di responsabilità e fratellanza, mirato più al desiderio di integrazione nei momenti di vita comunitaria che al mero assistenzialismo.

La soddisfazione per questa prima esperienza – dice Domenico Leggio direttore della Caritas – non è per noi un punto di arrivo. Vorremmo utilizzare ProTetto come apripista per le altre comunità parrocchiali del nostro territorio. Grazie a questa esperienza si ha modo di sperimentare la fratellanza e dare risposte concrete agli interrogativi della storia che con grande puntualità papa Francesco ripropone ai fedeli. ProTetto ha dato l’opportunità alle persone di guardare ai migranti non da lontano, come numeri o come notizie di cronaca, ma da vicino, come fratelli e persone e di rendere, quindi, il Vangelo incarnato.”