Agricoltura, un nuovo pericoloso virus individuato nel Ragusano

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Diagnosi, prevenzione e impatto economico delle malattie da virus nell’orticoltura meridionale”: questo il titolo del seminario di studio e di approfondimento sulle tematiche legate al mondo dell’agricoltura, organizzato da Progetto Impresa, che si è svolto il 28 ottobre, alla Sala Avis di Vittoria.
Il professore Salvatore Walter Davino, dell’Università di Palermo, ha spiegato qual è la situazione attuale delle virosi che colpiscono le piante ortive e che causano gravi danni al comparto agricolo. I virus individuati in questi anni in Sicilia (TYLC, TYLCS, TOLCNDV o New Delhi) provocano nelle piante il sintomo del cosiddetto “accartocciamento fogliare” che compromette lo sviluppo della pianta, la sua produzione e spesso provoca anche la morte delle giovani piantine.

Sono soprattutto le colture a pieno campo e, in particolare, il pomodoro e lo zucchino, a soffrire le conseguenze di un virus. Di recente è stato individuato un nuovo virus, proprio in alcune colture in provincia di Ragusa, ancora allo studio da parte dell’Università di Palermo. L’individuazione del nuovo virus e la sua pericolosità è la novità dell’evento organizzato a Vittoria.
Il nuovo virus – spiega Davino – ha caratteristiche simili al New Delhi. Lo abbiamo isolato, grazie ad un progetto, denominato LAMP, messo a punto dall’Università di Palermo (Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali) e dalla Bionat Italia, azienda che opera nel campo della diagnostica. Il nuovo metodo ci consente di realizzare l’amplificazione isoterica di un tratto del genoma del virus. Ci siamo subito resi conto che, nonostante i sintomi fossero simili, si trattava di un virus diverso – e forse più pericoloso – rispetto al New Delhi. Lo abbiamo individuato anche con l’ausilio di un laboratorio specializzato statunitense. Attualmente esso è in fase di studio. Non sappiamo se si trasmette meccanicamente (cioè attraverso il contatto delle mani o degli attrezzi agricoli) o con altra modalità”.

Davino ha messo in guardia dai rischi del nuovo virus, che si aggiunge a quelli già esistenti, soprattutto il New Delhi che, negli ultimi anni, ha arrecato danni enormi alle colture e che anche in questa stagione ha manifestato i suoi effetti. Ha risposto alle domande riguardanti la possibilità di combattere questi virus, compreso il nuovo virus, ancora non del tutto conosciuto, né denominato.
Non bisogna affidarsi solo alla lotta chimica, pur utile e necessaria – ha detto – sia per gli effetti negativi per l’ambiente dell’utilizzo eccessivo di fitofarmaci, sia per evitare che la “bemisia tabaci”, l’insetto vettore dei virus, sviluppi una resistenza ad essi. Il metodo migliore è quello della cosiddetta “lotta integrata”: per le colture in serra, è importante anche mantenere l’ambiente pulito, difenderlo da agenti esterni, utilizzare reti e film plastici particolari”. Davino ha citato alcuni film plastici (non utilizzati per ora in Sicilia) che fanno si che l’insetto, all’interno della serra, veda “buio” e quindi si allontani. “E’ importante – ha aggiunto – avvertire di ogni nuovo evento il servizio fitosanitario, che funge da raccordo con le università per permetterci di studiare questi nuovi virus. La lotta all’insetto vettore, la “Bemisia Tabaci”, parte da un monitoraggio accurato, per identificare subito i nuovi focolai, studiarne le caratteristiche in modo da mettere  a punto i metodi migliori per poterli eradicare prima che la malattia si diffonda”.
Inoltre, il servizio fitosanitario ha stilato un protocollo per la lotta alle malattie delle piante, pur se di difficile applicazione a causa delle poche forze in campo.

Il seminario, è stato introdotto dall’agronomo Francesco Cassisi. Sono intervenuti: Giuseppe Puglisi, di Progetto Impresa, Biagio Di Mauro, dirigente dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, Giuseppe Cunsolo, di Coldiretti. Erano presenti i rappresentanti di Confagricoltura e Cia.