Il soprintendente presenta il piano di tutela: “Il paesaggio è sotto attacco”

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Immagine di repertorio

“Il paesaggio è sotto attacco. Per questo il piano paesaggistico rappresenta uno strumento di civiltà”.

Il soprintendente Calogero Rizzuto ha presentato ufficialmente lo strumento di tutela del paesaggio che è stato approvato in maniera definitiva dalla Regione nel mese di maggio. Attraverso alcune slide preparate da Rosa Corallo, dirigente dell’ente di tutela che per anni ha seguito l’iter del Piano, sono state presentate in dettaglio le mappe, ma anche le motivazioni di fondo e gli obiettivi che stanno alla base dello strumento che era stato adottato già nel 2010 dalla soprintendenza sollevano una serie di proteste in un ampio fronte del ‘no’ ai tempi ‘capitanato’ dall’allora sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale.

L’obiettivo di quella sollevazione, che vide in prima linea costruttori insieme a settori del mondo agricolo, era quello di ‘purgare’ le previsioni del piano e le conseguenti norme di tutela.

“Col senno di poi – ha detto Rizzuto – ci fu forse una carenza di comunicazione da parte della Soprintendenza, ma da parte di altri soggetti, come alcuni comuni, ci fu probabilmente una lettura impropria dei contenuti del piano che suscitò poi quelle tensioni”.

Tensioni che, ha ribadito lo stesso soprintendente, si sono stemperate negli anni, in quanto le norme del piano hanno in qualche modo regolato l’avvio della pratiche, dal momento che gli stessi professionisti hanno ‘scoraggiato’ quelle che non avrebbero comunque potuto trovare parere positivo. Sono diminuiti, così, anche grazie al lavoro dei funzionari della soprintendenza, pure i contenziosi.

Il piano approvato definitivamente a maggio è frutto di un lavoro di ‘mediazione’, passata da 1.280 osservazioni, alcune accolte, altre no.

“Non ci sono stati grandi cambiamenti. E’ stata ridimensionata l’area tutela di Cava d’Ispica che nella prima formulazione era enorme, sono state eliminate alcune previsioni per le costruzioni in verde agricolo” – ha detto ancora Rizzuto. In particolar modo è stato eliminato l’obbligo dei controlli da parte della soprintendenza per quanto attiene i requisiti per costruire nelle zone agricole: la competenza passa adesso ai Comuni. E’ stato chiarito che i comuni hanno due anni di tempo per ‘calare’ le prescrizioni del piano paesaggistico nei rispettivi piani regolatori. Rizzuto ha poi comunicato che, a seguito della spending review imposta dalla Regione, sono stati accorpati alcuni settori, che risultano di retti da: Daniela Sparacino (affari generali), Domenico Buzzone (settore architettonico e storico-artistico), Giorgio Battaglia (settore paesaggistico e etnoantropologico), Carmelo Criscione (archeologico), Rosa Corallo (patrimonio bibliografico e archivistico).

“Lo ius aedificandi, il diritto a edificare, è un po’ come il diritto ad ascoltare musica. Sì, ce l’ho il diritto, ma c’è anche il diritto dell’altro a non essere disturbato”. Ha usato questa immagine l’architetto Giorgio Battaglia rispondendo a una domanda sulle norme relative alle costruzioni in zona agricola: c’è chi sostiene che può farlo solo l’agricoltore e chi, invece, ritiene che il diritto sia di tutti. “Una cosa è certa – ha detto Battaglia – la città è città, la campagna è campagna”.

Il tema si era rivelato caldo in consiglio comunale, con la modifica dell’articolo 48 delle norme tecniche di attuazione del Prg, delibera poi ritirata dall’amministrazione non avendo i numeri in aula.

“Il piano – ha spiegato il Calogero Rizzuto – per le concessioni in quelle aree prevede un requisito di ruralità, a tutela del paesaggio. Ragusa, come lo fu Modica negli anni passati, ha registrato un eccessivo incremento di richieste di costruzioni in zone agricole, mentre nel resto della provincia devo dire che il fenomeno non c’è stato. Ritengo quindi sia necessario un intervento per evitare evitare che questo bene prezioso, qual è il paesaggio, venga distrutto”.

Ha chiarito poi due punti, sempre ‘caldi’ a Palazzo dell’Aquila. Il piano paesaggistico non può intervenire stabilendo chi può costruire in zona agricola, ma questo ‘vincolo’ spetta agli strumenti urbanistici, che sono di competenza del Comune. Tesi che confermerebbe la linea dell’amministrazione comunale.

Secondo aspetto: per le trivellazioni, il piano prevede una intervisibilità di cinque chilometri, perchè non sia abbia un forte impatto sul paesaggio.

[Fonte Giornale di Sicilia]