Molta emozione e tanta curiosità ieri pomeriggio a Pozzallo per la riapertura al pubblico della Torre Cabrera. Dopo sei anni di stop il monumento simbolo della cittadina pozzallese è stato restituito alla città e ai turisti.
Sarà infatti visitabile e aperto al pubblico gratuitamente dal lunedì al sabato sia di mattina che di pomeriggio fino alle 21,30.
Il sindaco Luigi Ammatuna, chiavi alla mano, ha riaperto la Torre tagliando il nastro con grande soddisfazione, dopo la benedizione di don Michele Iacono: “Per me è un sogno che si realizza, finalmente ridiamo alla città la vivibilità di questo meraviglioso monumento”, ha dichiarato il primo cittadino.
Presenti anche il vicepresidente dell’Ars, Giuseppe Lupo, il deputato regionale Nello Dipasquale, il sovrintendente ai Beni culturali, Calogero Rizzuto che voluto sottolineare la sinergia con il primo cittadino sul progetto di riapertura, alcuni amministratori della città, il manager dell’Asp 7 di Ragusa Maurizio Aricoò, la nuova direttrice del polo museale ibleo, Carmela Bonanno e la storica Grazia Dormiente.
La studiosa, pozzallese d’adozione, esperta di storia locale, ha raccontato a grandi passi la storia della Torre creduta per molto tempo solo un avamposto militare per il controllo sul litorale e sul mare antistante.
Le grandi finestre che illuminano i saloni della torre riservano, infatti, scorci suggestivi sulla costa. Ma sono stati proprio i grandi saloni, caratterizzati da ricercate volte a indicare agli studiosi la strada di origini più nobili risalendo alla scoperta della storia del luogo. Il monumento nasce molto probabilmente intorno al ‘300 ma agli inizi del XV secolo il re Alfonso V d’Aragona autorizzò la richiesta del conte Giovanni Bernardo Cabrera, di costruire una torre di difesa che da lui prese il nome: Torre di Cabrera. Fu realizzata una struttura imponente e di grande importanza militare per l’avvistamento preventivo dei velieri pirata che in quel tempo miravano spesso ai magazzini del Caricatore, li voluti dai Chiaramonte, conti di Modica, sempre colmi di grano della Contea. Grano che da qui veniva poi imbarcato per raggiungere i più lontani porti del Mediterraneo.
Nella torre prestavano servizio soldati e artiglieri e sulle sue terrazze vi erano piazzati cannoni di diverso calibro mentre dei cavalieri sorvegliavano la costa. Venivano anche catturati e puniti i criminali o i prigionieri saraceni catturati e giustiziati in una camera particolare, ancor oggi visibile, situata proprio sugli scogli, dove i detenuti venivano incatenati e poi uccisi per annegamento dalle acque innalzatisi con l’alta marea.
Distrutta dal terremoto del 1693 fu in seguito ricostruita proprio per la necessità di difendere il territorio. Una lunga storia che attraversa i secoli intrecciandosi con la vita dei pozzallesi che ne hanno fatto il proprio simbolo. Per la messa in sicurezza del monumento sono stati investiti quasi 100mila euro ma per la piena fruizione delle sale bisognerà ancora investire sul progetto complessivo di restauro redatto dalla Sovrintendenza di Ragusa ma per il quale ancora si cercano i fondi.