Giovani soli e sempre più spesso ai margini. Caritas lancia l’allarme

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Sfiducia, paura e amarezza. Ma anche vivacità, voglia di vivere e di spendersi per gli altri. Questi i sentimenti che l’equipe di selezione della Caritas, composta da 5 operatori, ha intercettato nei 142 giovani che hanno presentato domanda di partecipazione ai 3 progetti di Servizio Civile Nazionale, le cui procedure di selezione si sono concluse il 13 luglio.

Il bando è una occasione annuale di incontro con ragazzi che hanno una spiccata attenzione e sensibilità per il sociale e per ricevere da loro un riscontro sulle condizioni di salute dell’universo giovanile.

Tra i candidati, infatti, il 31% apparteneva alla fascia di età compresa tra i 18 e i 21 anni, il 39% a quella tra i 22 e i 25 anni e il restante 30% a quella tra i 26 e i 28 anni.

A fronte di forti motivazioni, di capacità elevate ed esperienze profonde nei settori di intervento, non sono mancati gli elementi di preoccupazione, su cui ci soffermiamo.

“Abbiamo registrato – spiega Domenico Leggio, direttore della Caritas – forti elementi di discontinuità con gli anni passati. In primo luogo è aumentata tra i giovani candidati la fascia dei cosiddetti NEET, cioè ragazzi che non studiano, non seguono percorsi di formazione e non lavorano. Un altro dato in controtendenza è relativo alla presenza di candidati di sesso maschile che sono stati il 30% del totale e di giovani mamme (4%, un valore doppio rispetto ad altre rilevazioni di bandi precedenti). Particolarmente preoccupante il dato sul livello di istruzione, visto che più di un candidato su quattro era in possesso della sola licenza media a fronte di un 8% scarso di bandi precedenti. Ci siamo trovati di fronte, quindi, a tanti ragazzi in situazioni di svantaggio sociale e che non trovano percorsi di impegno nelle offerte del territorio”. 

Le ragioni di questo mutamento possono essere molteplici. Probabilmente Garanzia Giovani ha dato risposte che hanno soddisfatto la fascia più scolarizzata dei giovani, mentre lo smantellamento del sistema formativo regionale, che era anche una opportunità di socializzazione, ha escluso i ragazzi con la licenza media dalla possibilità di un impegno e di un apprendimento . Un altro dato significativo è relativo alla scelta dei progetti. Su 142 ragazzi 119 hanno presentato domanda per il progetto sui minori, probabilmente con la consapevolezza di non avere le competenze necessarie per affrontare il disagio adulto che era l’area di intervento degli altri due progetti.

“Purtroppo – conclude Domenico Leggio -abbiamo riscontrato durante le dinamiche di gruppo e i colloqui che costituiscono parte integrante delle selezione, una mancanza di occasioni di confronto e relazioni con i coetanei e forme accentuate di solitudine, spesso accompagnate da situazioni di disagio e povertà socio culturale. La selezione per il Servizio civile è una procedura, giustamente, meritocratica, ma credo che la nostra diocesi dovrebbe trovare risposte in collaborazione con le altre dimensioni diocesane per una serie di misure di compensazione per i ragazzi meno competitivi. Ma crediamo anche che questo forte disagio giovanile presente sui nostri territorio debba essere affrontato in sede istituzionale, visti anche i tanti campanelli di allarme di queste ultime settimane con fatti di cronaca che fanno sempre più riferimento al consumo di droghe, ai suicidi, alla povertà economica che riguardano proprio i più giovani”.