La Pasqua di Comiso: una festa mistica dalle antiche origini catalane

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Foto di Gabriele Spampinato

Innanzitutto è doveroso dare qualche piccolo ragguaglio storico sulla chiesa Maria Santissima Annunziata, fulcro religioso della settimana Santa e del culto per la Madonna. La Chiesa infatti, costruita su resti di una ancora più antica Chiesa Bizantina, fu il luogo preposto per l’adorazione di San Nicola. Durante la dominazione spagnola, divenne luogo di culto della Madonna, come tipico della tradizione catalana. Da allora, Maria SS. Annunziata domina sovrana sull’Altare maggiore.

Il simulacro della Madonna rappresenta il momento dell’Annunciazione, infatti si può notare l’Arcangelo Gabriele nell’atto dell’annunciazione a Maria dell’arrivo di Gesù sulla terra. L’altro simulacro nella chiesa, rappresenta invece Gesù Risorto.

Anche la tradizione gastronomica risponde alle tradizioni spagnole. Il Sabato Santo è caratterizzato dalla preparazione dei cibi pasquali: “le impanate”, tortini di farina lievitata, ripieni di agnello, “ i pastieri”, o “ pasturieddi”, chiamati così probabilmente a causa del ripieno fatto di interiore di agnellino, animale da “pastura” e le “cassatedde” dolci di pasta frolla, ripieni di ricotta. Ancora più tipico è il pane pasquale, che ha la forma di una treccia rotonda, chiamata “Pace”. Soffermiamoci proprio sulla “Pace”. Quest’ultima, simbolicamente rappresentata da questo pane, ha un significato molto più profondo. Infatti, durante la domenica di Pasqua, mentre i due simulacri usciti dalla Chiesa, vanno in giro per la città, accade che davanti a tutte le chiese di Comiso, essi si fermano ed i bambini che si trovano sul carro di ognuno ,vestiti da Angeli con abiti che riproducono esattamente quelli del 1400, a turno, intonano il Regina Coeli. Alla fine di questo angelico canto, i fedeli che spingono i simulacri ( la tradizione dice che gli uomini sposati spingono il carro della Madonna, quelli celibi Gesù Risorto) corrono sempre spingendo i simulacri, gli uni contro gli altri, ed appena si incontrano, si toccano con il palmo delle mani. Questo momento, si chiama Pace, ma non perché qualcuno faccia pace con qualcun altro, ma perché con questo si indica simbolicamente il “ciclo immanente” della nascita, della vita, della morte e della resurrezione.

La Pasqua di Comiso, è riuscita nei secoli, ad ispirare in tutta la provincia di Ragusa, un vero ed intenso momento di sacralità legato al rito pasquale ed alla morte e resurrezione di Cristo. Enorme è infatti la suggestività che suscita la festa, e forti i momenti emozionali ad essa legati. Qualcuno sostiene che questa festa è ormai solo un episodio folkloristico legato alla tradizione spagnola e siciliana, ma per chi vive la domenica di Pasqua a Comiso, tutto ciò non è vero. L’atmosfera che si respira non è legata ad un fatto folkloristico, ma spirituale, quasi mistico.

Tutti i figli di Comiso, anche quelli che si trovano fuori per lavoro, sentono fortissimo il richiamo, e ci sono. Ci sono tutti ogni anno, lì davanti alla grande porta della chiesa in attesa che i due simulacri escano in processione. Tutti possono raccontare la festa di Pasqua a Comiso, ma solo i comisani ne sanno cogliere la vera essenza, quasi come un’eredità genetica che si è tramandata nei secoli, e che per tanti secoli ancora sarà tramandata di padre in figlio, fin quando esisterà il rispetto per la storia, la cultura e la religione.