Povertà, allarme della Caritas: “C’è gente che non può comprare neppure i farmaci”

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La povertà fa paura

Una povertà che fa sempre più paura, perchè rischia di diventare cronica in alcune fasce della popolazione. E il ceto medio è sempre più provato.

E’ quanto emerso nel corso della presentazione dei dati dell’Osservatorio Povertà della Caritas. Presenti il vescovo Cuttitta, il presidente di Caritas diocesana, Domenico Leggio, e i volontari.

“Siamo presenti e sul territorio – spiega Domenico Leggio – con sedici operatori, nove collaboratori, 150 volontari, 81 giovani in servizio civile. Un totale di 24mila ore di volontariato annuo“.

Sono stati ottocento i casi presi in carico nel 2015, per un totale di 2.500 persone. Di queste ben 800 sono minori. I problemi più gravi: lavoro, abitazione e sanità. 

Caritas diocesana ha dato una risposta acquistando 293 farmaci, rendendo possibili 249 interventi farmaceutici in favore della prima infanzia (0-2 anni). Sono stati 26 i casi seguiti con pagamento di visite specialistiche e analisi. Tre gli interventi attuati grazie all’aiuto di una psicologia volontaria.

In totale, su tutti i bisogni, la Caritas ha sostenuto 4.076 interventi. Una consistente risposta al bisogno prima di avere un pasto l’ha data il Ristoro San Francesco, con sede a Ragusa. Nel primo anno di attività il ristoro ha erogato 8929 pasti. 1856 in sala e 7073 da asporto o a domicilio (85% italiani). Una prevalenza per quanto riguarda gli uomini.

Tanti i progetti operativi, dall’Housing First a Presidio, che ha permesso 500 visite mediche a ‘invisibili, spesso donne e bambini, che vivono tra le serre della fascia trasformata.

“La Chiesa ragusana – ha detto Leggio – continua a impersonare in modo diversificato e creativo una funzione di protezione sociale che in qualche modo si è andata dileguando, soprattutto (ma non solamente) a livello istituzionale. La Chiesa ragusana continua a lavorare nell’ottica delle opere segno su idee all’avanguardia e approcci innovativi, incontrando nei partner istituzionali disponibilità e collaborazione, ma non sempre volontà politica di scommettere sull’utilizzo di questi strumenti su scala più ampia, che coinvolga le politiche vere e proprie”.