Un 8 marzo diverso dal solito quello pensato e voluto dalle donne del Pd del Secondo Circolo di Ragusa, dove le donne sono state protagoniste, ma non per parlare della loro condizione, come ormai è usuale fare in questi incontri troppo spesso autocelebrativi, ma per apportare con la loro sensibilità il contributo ad un dibattuto di grande attualità nel nostro Paese in questo momento storico: quello sulle Unioni Civili.
Prendendo come spunto l’approvazione della legge al Senato la tematica è stata affrontata a 360°. Si è parlato di omosessualità con un intervento appassionato ed esaustivo, di Anna Battaglia, presidente dell’Agedo, l’Associazione che si occupa di fornire aiuto, ascolto e solidarietà alle famiglie che hanno figli/e omosessuali, affinché chi vive con difficoltà questa situazione possa averne una visione corretta e trovare la serenità per affrontarla.
“È risaputo – ha dichiarato Anna Battaglia – che nel momento in cui si viene a conoscenza della omosessualità del proprio figlio ci si trova in una condizione di disagio e si vive una doppia sofferenza. I figli sono costretti a vivere di nascosto e i genitori non riescono ad essere genitori nel vero senso. I figli sono un dono e i sentimenti fanno parte della persona. I figli devono essere amati per quello che sono“.
Ad aprire i lavori il segretario dell’Unione Comunale Gianni Battaglia che ha sottolineato l’importanza di questi momenti di confronto con la cittadinanza. Anche l’on. Pippo Digiacomo ha voluto dare il suo contributo centrando il suo intervento sul valore delle adozioni e sulla centralità della salvaguardia dei minori. Tema che è stato ampiamente approfondito dai relatori. In particolate dal dottor Luciano Criscione, neuropsichiatra infantile che grazie anche alla sua esperienza di consulente del Tribunale dei minori ha puntato l’attenzione sulle implicazioni nella crescita in particolare nell’età evolutiva delle adozioni affermando che “I bambini chiedono solo di essere amati e capiti” e che il vero problema sta nelle convinzioni che ciascuno di noi ha e che condizionano fortemente le decisioni della società. Una testimonianza importante quella del dottor Criscione che ha fatto toccare con mano le difficoltà reali che ancora oggi si devono affrontare per adottare un bambino, difficoltà non solo burocratiche ma soprattutto culturali. Purtroppo si ancora è lontani dal concepire l’adozione come una scelta consapevole e non come una scelta obbligata dal fatto che resta l’unica strada per diventare genitori.
Importante anche il contributo della pedagogista dell’Asp, dr.ssa Daniela Bocchieri, che si è soffermata sulla necessità di assicurare ai bambini una serenità affettiva che prescinde dall’orientamento sessuale e sul ruolo fondamentale che in questo senso dovrebbero svolgere le istituzioni: scuola, sanità e le agenzie socializzanti. Un ruolo che purtroppo ancora oggi viene svolto con grande difficoltà. E tale questione ha aperto un ampio dibattito con il pubblico.
All’incontro infatti hanno preso parte molte operatrici del settore che lavorano nel mondo della scuola e si interfacciano ogni giorno con queste problematiche. Infine a trattare gli aspetti giuridici della legislazione vigente e delle norme in discussione in Parlamento con le implicazioni che ne derivano è stata l’avvocato Angela Barone che ha portato un contributo molto interessante al dibattito leggendo una sentenza del Tribunale di Roma del 2014 che legittimava una famiglia omogenitoriale, formata da due donne, all’adozione di una bambina dimostrando come il legislatore sia anni luce indietro rispetto alla giurisprudenza. L’avvocato Barone ha anche toccato il delicato tema della maternità surrogata oggi proibita nel nostro Paese e che invece viene normata in altri Stati.
Il dibattito ha registrato una nutrita partecipazione di giovani, donne e uomini che con i loro interventi hanno apportato numerosi spunti di riflessione ad un momento di riflessione che ha chiarito alcuni aspetti e ne ha lasciato aperti altri. Perché, come è stato più volte ribadito da tutti i relatori, nessuno ha in mano la verità assoluta. Una cosa però è certa: oggi non è più possibile girare la testa dall’altra parte. Bisogna piuttosto ammettere che la società e quindi la famiglia sono cambiate e che non è vietando che si possono controllare le cose ma piuttosto normando alcune situazioni che di fatto esistono e che però, se non vengono tutelate, rischiano di danneggiare ulteriormente i soggetti più deboli quali in particolare i minori.