Oggi l’udienza di convalida del fermo del 57enne Filippo Assenza, in carcere da lunedì sera, dopo le 20, a seguito della confessione che ha reso dinanzi al pubblico ministero Monica Monego.
L’uomo, difeso dagli avvocati Daniele Scrofani ed Enrico Cultrone, è accusato dell’omicidio di Giorgio Saillant, 57 anni pure lui, caposquadra dei Vigili del Fuoco.
Domenica sera, poco dopo le 21, il drammatico episodio in contrada Forcone, in un’intersezione di via Torino. L’omicida sarebbe passato più volte, in attesa che Saillant tornasse a casa al termine del turno di lavoro al Comando provinciale di Ragusa.
A bordo della sua auto ha affiancato quella della vittima e ha sparato. Un colpo che ha centrato al volto Saillant.
“In un primo momento – ha spiegato questa mattina in conferenza stampa il sostituto procuratore Monica Monego – sembrava un caso di non facile soluzione. Poi, però, nel corso delle ore, l’impegno profuso dalle Forze dell’ordine ha permesso di raccogliere gli elementi necessari per arrivare a risolvere il caso“. Il sostituto procuratore ha poi spiegato che il fermato ha “avuto un atteggiamento collaborativo con il Pm e con le Forze dell’ordine“.
L’accusa è pesante: la Procura punta sulla premeditazione del delitto. Nelle prossime ore l’udienza di convalida in carcere, mentre questa mattina è stata eseguita l’autopsia di rito. Ha confermato che a uccidere l’uomo è stato un solo colpo al volto.
I funerali saranno celebrati oggi, alle 16, nella chiesa pentecostale di via Alessandria (angolo via Fratelli Bandiera).
Una drammatica storia che affonda le radici nella gelosia, che rodeva il fermato anche se ormai la moglie viveva da tempo con lui a Londra, dove lavora. Anche la famiglia faceva la spola tra Vittoria e la capitale britannica. Forse a Natale qualche nuovo sospetto, ma pochi giorni fa qualche altro elemento avrebbe armato la mano di Assenza.
Ieri mattina, alla conferenza stampa al Palazzo di Giustizia, il procuratore capo Carmelo Petralia, insieme agli inquirenti, Polizia e Carabinieri, ha illustrato qualche dettaglio dell’operazione. Il vertice della Procura ha elogiato Carabinieri e Polizia per il grande impegno che ha portato a una soluzione del caso in meno di 24 ore.
Ecco qualche stralcio del comunicato della Procura:
Un primo spunto investigativo veniva dall’esame di un filmato registrato da una telecamera posta nei pressi dell’abitazione, dal quale si rilevava il passaggio ripetuto di un’autovettura di colore grigio che più volte transitava davanti l’abitazione della vittima.
Addosso al cadavere veniva rinvenuto uno smartphone funzionante e dall’esame del registro delle chiamate e di altri dati estratti dalla Polizia Postale, intervenuta con i suoi esperti notte tempo da Catania, venivano rilevati alcuni ulteriori elementi che conducevano gli investigatori ad approfondire l’esame della sfera privata del vigile del fuoco.
Dalle indagini sulle utenze telefoniche contattate dalla vittima, era possibile accertare che lo stesso avesse effettuato diverse chiamate e tra queste alcune che conducevano ad una donna.
Da approfondimenti investigativi condotti dagli investigatori, è stato possibile risalire ad Assenza Filippo coniuge della donna contattata dalla vittima poche ore prima dell’omicidio. Altro dato a carico del sospettato risultava essere la detenzione da parte della madre di due fucili da caccia cal. 12, arma compatibile con quella utilizzata per procurare la morte del vigile del fuoco e regolarmente denunciata all’Autorità di Pubblica Sicurezza del Commissariato di Polizia di Vittoria.
Le ricerche di Polizia e Carabinieri hanno permesso di individuare il sospettato presso l’abitazione della madre, per essere subito condotto presso il Commissariato di Polizia di Vittoria.
Negli uffici della Polizia si appurava che lo stesso era l’utilizzatore di un’autovettura dello stesso modello ripreso dalle videocamere nei pressi dell’abitazione della vittima e quindi il cerchio si stringeva sempre più, considerato anche che non vi sono molti veicoli dello stesso tipo in circolazione a Vittoria, così come appurato presso la fabbrica costruttrice.
Sentito dalla Polizia Giudiziaria, dopo alcune ore, Assenza rendeva spontanee dichiarazioni ammettendo di aver commesso i fatti reato, confermando integralmente le proprie responsabilità in sede di interrogatorio davanti al Pm ed ai difensori dallo stesso nominati.