Movida estiva ragusana con ecstasy nel reggiseno e coca-party, 14 arresti da parte dei carabinieri

4
SONY DSC

Ragazzi di Ragusa, Santa Croce, tunisini e albanesi, molti dei quali incensurati , dai 19 ai 34 anni, sono finiti nelle maglie dell’attività di indagine condotta dall’Arma di Ragusa che ha portato stamani all’esecuzione di 13 misure di custodia cautelare.

E’ il bilancio dell’operazione denominata “Kamarina drugs”, condotta da febbraio allo scorso luglio, nel corso della quale sono state arrestate in flagranza altre nove persone per detenzione a fine di spaccio di stupefacenti, sia “leggeri” che “pesanti”. A cui si aggiungono le ventuno persone segnalate al Prefetto di Ragusa per detenzione per uso personale di droga e ai venticinque denunciati a piede libero per detenzione di droga e altri reati (evasione e favoreggiamento).

L’attività ha avuto inizio da un grosso sequestro eseguito a Santa Croce dai Carabinieri alla fine dello scorso gennaio di tre chilogrammi di hashish e tre tunisini arrestati. Operazione da cui poi i carabinieri del Nucleo Operativo e radiomobile di Ragusa sono partiti con mirati servizi di pedinamento che hanno portato quasi subito a un arresto in flagrante il 10 marzo a Rosolini di un giovane che ritornava “carico” di hashish comprata a Santa Croce. Poco dopo un altro controllo mirato dei carabinieri di Marina di Ragusa su un imbianchino francofontese che aveva poco prima acquistato un panetto di hashish di un etto. Da qui un susseguirsi di riscontri quasi quotidiani, in un caso, una coppia di lentinesi pensava di farla franca poiché la conducente del veicolo aveva occultato dell’ecstasy e dell’amfetamina, dentro il reggiseno. Capito che i militari sapevano, la ragazza ha evitato la perquisizione consegnando la droga spontaneamente ed evitando così l’arresto. Era stata denunciata a piede libero.

Nel prosieguo delle indagini si era particolarmente distinto un albanese, che nonostante si trovasse ai domiciliari, aveva continuato a spacciare dalla porta di casa o addirittura evadendo e andando in un bar a Santa Croce. Lo stesso si vantava di essere il “supermarket della droga” per la sua capacità di rifornire i clienti di qualsiasi sostanza. In un’altra occasione si autodefinisce, addirittura, “chef” della droga, sempre per la sua capacità di soddisfare le richieste dei clienti.

Gli spacciatori, come in ogni indagine ormai, tentavano di disturbare eventuali intercettazioni telefoniche parlando in codice. E la cocaina la chiamavano “scarpe”…

Gli indagati erano molto “professionali”, capaci di fornire più tipi di droga a clienti provenienti anche dalle province di Siracusa e Caltanissetta. Di particolare interesse investigativo è la comparsa dell’ecstasy, nella provincia iblea. I carabinieri di Ragusa non l’avevano mai sequestrata prima e addirittura i tecnici di laboratorio dell’ASP hanno ammesso che non ne vedevano da moltissimi anni. Insieme all’ecstasy, gli indagati fornivano amfetamina e cocaina sulla “piazza” di Marina di Ragusa.

Gli spacciatori erano anche in grado di procacciare allucinogeni, tant’è che uno di essi proponeva al telefono ai suoi clienti l’acquisto di una pianta grassa contenente mescalina, un potente allucinogeno utilizzato nel nord America.