In una piazza San Pietro blindata, con imponenti sevizi di controllo e sicurezza, Papa Francesco presiede la santa messa nella solennità dell’Immacolata Concezione con il rito di apertura della Porta Santa per il Giubileo straordinario della Misericordia.
Una leggera pioggia ha preceduto la celebrazione, mentre ai metal dector lentamente affluivano i fedeli. Il numero dei fedeli non è come quello di altri grandi eventi (ultimo dei quali la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII), ma la piazza è comunque piena. In prima fila i disabili in carrozzina, sul sagrato le delegazioni ufficiali (tra queste il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella).
Ecco alcuni stralci dell’omelia del Papa:
“La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell’umanità. E’ l’amore che previene, che anticipa e che salva.
C’è sempre la tentazione della disobbedienza, che si esprime nel voler progettare la nostra vita indipendentemente dalla volontà di Dio. Eppure, anche la storia del peccato è comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa della vittoria dell‘amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del Padre.
Questo Anno Santo Straordinario è anch’esso dono di grazia. Entrare per quella Porta, e per le porte sante di tutto il mondo, significa riscoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e a ognuno va incontro personalmente. Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia. Sì, è proprio così. Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia. Attraversare la Porta Santa, dunque, vi faccia sentire partecipi di questo mistero di amore. Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perchè non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma.
Oggi varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, 50 anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo… In primo luogo il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario… Dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo. Una spinta missionaria, dunque… Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano come ricordò il beato Paolo VI a conclusioen del Concilio”.
Sobrio, ma denso di significato il rito di apertura della porta santa.
Il diacono: “Si apre davanti a noi la Porta santa: è Cristo stesso che, attraverso il ministero della Chiesa, ci introduce nel consolante mistero dell’amore di Dio, amore senza misura che abbraccia l’umanità intera”…
Il papa: “Egli è la porta, attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine”.
E davanti la porta chiusa: “E’ questa la porta del Signore… Apritemi le porte della giustizia… Per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa, Signore”.