Il primo momento di accoglienza è stato di festa. Tra due ali di folla, ‘scortato’ dalle Forze dell’ordine, ma anche dagli scout, monsignor Cuttitta è arrivato in piazza San Giovanni insieme a monsignor Urso.
Sul palco, ad accoglierlo, Francesca, Roberta e Emanuela dell’Oratorio salesiano di Ragusa. Hanno fatto animazione, nello stile giovanile, accompagnato anche dai canti della Comunità ‘Eccomi, manda me’.
E hanno anche proposto un selfie, al quale non si è sottratto il nuovo vescovo. Ha tirato fuori di tasca il suo cellulare, ma era spento. Le foto ricordo, però, sono tante, di un bel momento di gioia, segnato anche dalla commozione del vescovo Paolo.
Un lunghissimo applauso per lui durante il discorso del primo cittadino che lo ha ringraziato per questi tredici anni di servizio a Ragusa.
E’ stato, infatti, il sindaco di Ragusa, Federico Piccitto, a dare il saluto di benvenuto in piazza San Giovanni, anche a nome delle Istituzioni civili. Oltre al sindaco, anche una famiglia, ha dato il saluto a nome di tutta la diocesi.
Ecco il testo con il saluto del primo cittadino del capoluogo.
Carissimo Padre,
La città di Ragusa, insieme alle altre città della Diocesi, oggi rappresentate dai Sindaci, le massime autorità provinciali e cittadine, che colgo l’occasione di ringraziare per la presenza, le porgono un caloroso abbraccio ideale di benvenuto.
Come vede, però, è tutta la comunità ragusana che oggi si stringe non solo idealmente intorno a Lei, Eccellenza Reverendissima. E penso, in particolare, a tutti coloro che non potendo essere presenti qui fisicamente, seguono la cerimonia nelle proprie comunità, o nelle proprie abitazioni, attraverso i media.
Un affetto che va persino al di là della tradizionale generosità ed accoglienza, modello storico del nostro territorio. E credo che ciò sia dovuto, in particolare, ad alcuni gesti con cui Lei, Reverendissimo Padre, ha inteso caratterizzare le prime tappe del suo mandato apostolico.
Innanzitutto il Suo ingresso discreto ben rappresentato dalla volontà di essere “collaboratore della nostra gioia”, che Lei ha richiamato nella Sua lettera di presentazione alla comunità diocesana di Ragusa.
Una diocesi che, d’altra parte, ha ricevuto un grandissimo dono, il vescovo Paolo Urso, il quale, come Lei stesso ha sottolineato, ha saputo guidarla, con zelo e saggezza, ed, aggiungo, con umiltà e carità, per oltre 13 anni, come un pastore guida il Suo gregge.
Un riferimento che, ne sono certo, non riterrà fuori luogo, ed anzi credo rappresenti al meglio il passaggio ideale di testimone tra il vescovo Paolo, che ringrazio con commozione ed affetto, e Lei che, ne sono certo, saprà proseguire nel cammino alla guida della Diocesi.
Intendo rappresentarLe a questo proposito, un aspetto che mi ha particolarmente colpito. I gesti, Reverendissimo Padre, come sa, spesso, sono più importanti delle parole. Ed il Suo saluto ai malati ed ai carcerati di questa mattina, credo rappresenti il carattere più profondo dello stile con cui intende intraprendere il Suo rapporto con la nostra comunità. Partire dai più lontani, dalle persone in difficoltà per costruire, insieme, la comunità. Una comunità di cui la Chiesa è parte essenziale, ma che al di fuori di essa ha bisogno proprio di un Vescovo amico e fratello, pronto a conoscere, incontrare, dialogare e condividere una parte del cammino, aspetti che, del resto, Lei ha già mirabilmente richiamato, e che già sembrano diffondere quel “profumo” di Dio che la comunità ragusana, sana e credente, riconosce e sa apprezzare.
Nelle Amministrazioni locali, nelle Autorità provinciali, troverà dei compagni di viaggio pronti ad intraprendere un percorso comune verso un’azione congiunta ed integrata a servizio della comunità.
Per questo, a nome di tutti, le rinnovo il benvenuto della nostra realtà e le esprimo l’augurio di tutta la comunità affinchè il Suo ministero sia foriero di frutti preziosi, in termini di solidarietà, condivisione e vicinanza, per tutta la comunità civile e religiosa di Ragusa. Benvenuto!
Anche la famiglia Arangio, il padre Francesco, la moglie Valentina, la figlia Emma, ha dato il benvenuto al vescovo a nome delle donne, dei bambini, degli uomini della provincia di Ragusa. “Benvenuto nella sua nuova casa. L’abbiamo accolta subito nei nostri cuori e nelle nostre preghiere. Sarà per noi padre, fratello e maestro“.
Inoltre la richiesta di considerare tutti come una grande famiglia e di sostenere la comunità nel cammino di fede, per darle la forza di superare ogni differenza culturale e di religione.
Infine monsignor Cuttitta ha espresso la volontà di camminare con la comunità ragusana, sia religiosa che laica. Ha definito Ragusa una terra di confine e quindi un luogo dove si possono instaurare rapporti profondi. Ha espresso stima e amicizia per la terra ragusana e il suo impegno per costruire una società migliore, con l’aiuto di Dio.