La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Comiso – ha eseguito tre provvedimenti di misura cautelare (uno in carcere, uno ai domiciliari e uno con obbligo di dimora) a carico di giovani comisani.
La Procura della Repubblica di Ragusa, dopo aver valutato i gravi indizi di colpevolezza e le prove raccolte dalla Squadra Mobile di Ragusa e dal Commissariato di Comiso, ha richiesto ed ottenuto dal Gip adeguate misure cautelari a carico dei tre soggetti.
Gli investigatori della Polizia di Stato avevano avviato già mesi prima dei furti in abitazione contestati agli indagati, mirate attività d’indagine finalizzate a individuare gli autori di diverse rapine in abitazione commesse ai danni di anziani nella zona di Comiso.
Dopo le rapine consumate, i poliziotti assumevano ogni tipo di informazione dalle vittime, dai loro vicini e prelevavano le immagini degli impianti di videosorveglianza.
Se inizialmente l’indagine sembrava non avere un punto di partenza, gli odierni arrestati hanno commesso un errore.
Difatti i giovani avevano fatto diversi sopralluoghi nei pressi di alcune abitazioni e questi movimenti erano stati osservati da attenti e onesti cittadini. In particolar modo una coppia di fidanzati, avevano notato quei giovani vicino casa mentre si stavano salutando prima che la ragazza facesse rientro in casa. Da qui, i poliziotti avevano richiesto l’intercettazione delle utenze telefoniche in uso agli arrestati, attività che dava subito importanti frutti investigativi.
Durante uno dei furti in abitazione, i tre parlavano usando i telefoni cellulari e per questo sono rimasti tra le reti della Polizia di Stato.
Le informazioni erano continue tra i tre indagati, non lasciavano nulla al caso, bastava vi fosse un’auto sospetta, ovvero una in uso alla Polizia e i tre per non sbagliare si davano alla fuga, confondendola magari con una normale auto.
Durante uno dei furti più importanti (quasi 30.000 euro in un solo colpo) uno dei tre, che si era introdotto in casa, era talmente contento che contattava i complici all’esterno della casa da depredare: “Ho trovato la sorpresa”; il complice preoccupato: “C’è qualcuno, c’è la vecchia?”; “No ci sono belle cose” (facendo intendere parecchio denaro).
Proprio in occasione di quel furto in abitazione i tre complici riuscivano a portare via quasi 20.000 euro in contanti e 10.000 euro in monili d’oro.
Oltre ai furti in abitazione riscontrati grazie alle attività d’indagine di tipo tecnico, anche la Polizia Scientifica ha fatto la sua parte, difatti in una delle case depredate è stata trovata l’impronta digitale di di uno dei tre, colui che aveva sempre il compito di entrare in casa, in quanto molto agile e riusciva ad arrampicarsi con un qualsiasi appiglio.