Il Comune di Modica è tutt’altro che promosso: tutt’al più, è rinviato a settembre. Anzi, a dicembre, giacché l’ultimo giorno di quest’anno è anche l’ultima data concessa dalla Corte di Conti per rimettere a posto il bilancio e la situazione di cassa. Con l’arrivo delle famose e attese prescrizioni imposte dalla Sezione di controllo contestualmente all’approvazione del Piano di riequilibrio finanziario, quel “sospiro di sollievo” che tutti avevano tirato dinanzi all’esito favorevole della procedura si trasforma in nuovo e pesante motivo di preoccupazione, che fa ritornare nuovamente all’orizzonte l’ombra del dissesto.
Sono servite addirittura 98 pagine alla Corte dei Conti per mettere in ordine l’analisi di una situazione finanziaria e contabile che appare ancora “assai poco chiara” e in cui “i fattori di squilibrio restano sostanzialmente immutati e continuano a incombere sull’ente, pregiudicando le prospettive di risanamento”.
Nelle proprie considerazioni il Collegio è molto chiaro nel dire che l’unico spiraglio deriva dai risparmi di spesa derivanti dalle misure sul personale, in particolare il prepensionamento – “ciò che rappresenta il più solido argomento a favore di una possibile attenuazione dei fattori di recrudescenza emersi” – ma soprattutto che le affermazioni dell’Amministrazione riguardo alle “misure approntate per il recupero della liquidità necessaria” derivano “dalla circostanza di un utilizzo per cassa di somme che dovrebbero essere utilizzate ad altri fini o già restituite alla Cassa Depositi e Prestiti”: il riferimento è all’anticipazione di liquidità concessa per il pagamento dei debiti.
Le conclusioni della Corte non lasciano all’Amministrazione grandi margini di manovra: “L’ente pertanto deve provvedere immediatamente alla ricostituzione dei fondi vincolati, attraverso le prime riscossioni di entrate libere e, prima ancora, deve procedere alle restituzione delle somme indebitamente percepite dalla Cassa Depositi e Prestiti. Una volta regolarmente ricostituita la cassa, il responsabile dei servizi finanziari e l’organo di revisione, ciascuno per quanto di competenza, verificheranno se gli squilibri di cassa permangono nella misura tale da impedire le possibilità di risanamento dell’ente, come appare a questo Collegio, e in tal caso sollecitare senza indugio il competente organo deliberativo a dichiarare il dissesto dell’ente, state uno stato di conclamata e irreversibile insolvenza”.
La scadenza è, appunto, “non oltre la prima verifica demandata a questa sezione”: il 31 dicembre 2015.
[Fonte La Sicilia]
Ecco alcuni punti salienti della relazione della Corte dei Conti:
- – Lo sforzo ricostruttivo operato da questa Sezione si scontra con una situazione contabile assai poco chiara, con una scarsa attendibilità e veridicità dei documenti contabili su cui fondare le valutazioni
- – I fattori di squilibrio che hanno dato origine al Piano di riequilibrio restano sostanzialmente immutati e continuano a incombere sull’ente, pregiudicando le prospettive di risanamento
- – L’asserito miglioramento degli indicatori di deficitarietà strutturale non è effettivo
- – Venendo al disavanzo complessivo, l’abbattimento in due anni per l’ammontare complessivo di 10 milioni di euro (da 24 a 14 milioni), in linea con le previsioni del Piano, sconta importanti elementi di perplessità derivanti dal sottodimensionamento del disavanzo di amministrazione, in presenza di residui vetusti di dubbia esigibilità, e dall’emergere di nuove situazioni debitore da ripianare
- – Anche assumendo la veridicità di tale dato, è certo che le somme previste nel Piano dal 2015 in poi per l’abbattimento del debito (5,3 milioni), si dimostrano insufficienti per ripianare i debiti fuori bilancio rimasti da pagare (8,3 milioni) e quelli per le società partecipate (4,2 milioni).
- – Questo divario lascerebbe da solo propendere per un giudizio sfavorevole circa l’attendibilità e la sostenibilità del Piano. Senonché l’Ente riferisce di poter sostenere gli oneri aggiuntivi confidando nei risparmi di spesa attesi dalle misure sul personale (6,8 milioni di euro), ciò che rappresenta il più solido argomento a favore di una possibile attenuazione dei fattori di recrudescenza emersi
- – Evidenziate le superiori gravi riserve in ordine alla ricognizione della massa passiva, il Piano si rivela poco attendibile anche sul lato delle previsioni di entrata e di spesa. È sufficiente, a tal proposito considerare gli scostamenti con riferimento alle previsioni iniziali e a preconsuntivo del 2014: – 13% di entrate correnti e -18% di spese correnti. Non si può al contempo non rilevare come ciononostante l’ente registri un equilibrio complessivo tra poste in entrata e in uscita.
- – Se il confronto viene posto con riferimento alle riscossioni, si rileva che nel 2014 risultano accertate entrate correnti per 50,4 milioni e riscossioni per meno della metà, pari a 24,5 milioni. Ancor più preoccupante è la scarsa capacità di riscossione dei residui, che segna un’inevitabile carenza di risorse disponibili, quanto meno in termini di liquidità
- – Fermo restando l’incontrovertibile dato circa la pesante e strutturale crisi di liquidità dell’ente che ormai si protrae da anni, occorre capire se gli apporti di liquidità che hanno accompagnato l’avvio della procedura di riequilibrio e le misure adottate dall’ente possano attenuare la crisi e dischiudere valide prospettive di risanamento: la disamina della Sezione lascia realisticamente propendere per una risposta non positiva
- – L’ente tuttavia sembra fermamente convinto del contrario e afferma che sono state approntate una serie di misure volte al recupero della liquidità necessaria. È però evidente che tale capacità deriva dalla circostanza di un utilizzo per cassa di somme che dovrebbero essere utilizzate ad altri fini o già restituite alla Cassa Depositi e Prestiti
- – Le affermazioni relative all’incremento delle riscossioni appaiono, allo stato, un mero auspicio, non giustificato dai risultati conseguiti nel 2013 e nel 2014
- – Pertanto, attualmente si può ritenere che l’ammontare delle disponibilità di cassa difficilmente sarebbe sostenibile e, con ogni probabilità, neppure sarà sufficiente il ricorso alle anticipazioni di tesoreria nella misura massima consentita, attesa la necessità, una volta ricostituiti i fondi vincolati, di procedere tempestivamente al pagamento dei debiti liquidi ed esigibili già scaduti (senza poter contare sulle liquidità impropriamente erogate dalla Cassa Depositi e prestiti)
- – L’ente pertanto deve provvedere immediatamente alla ricostituzione dei fondi vincolati, attraverso le prime riscossioni di entrate libere e, prima ancora, deve procedere alle restituzione delle somme indebitamente percepite dalla Cassa Depositi e Prestiti. Una volta regolarmente ricostituita la cassa, il responsabile dei servizi finanziari e l’organo di revisione, ciascuno per quanto di competenza, verificheranno se gli squilibri di cassa permangono nella misura tale da impedire le possibilità di risanamento dell’ente, come appare a questo Collegio, e in tal caso sollecitare senza indugio il competente organo deliberativo a dichiarare il dissesto dell’ente, state uno stato di conclamata e irreversibile insolvenza.
- – Solo a condizione che l’ente proceda con esito positivo entro e non oltre la prima verifica demandata a questa sezione (31 dicembre 2015) al prescritto adempimento e alle necessarie regolarizzazioni, nonché a quant’altro prescritto nel presente deliberato, si può allora ritenere effettivamente superato il vaglio di congruità e sostenibilità cui il Piano ex lege è sottoposto affinché non si riveli un inutile defatigante percorso procedurale rispetto all’obbligo di dichiarare tempestivamente il dissesto.