La nuova Chiesa di Francesco. Promossi i preti di periferia

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Il pontificato di Papa Francesco è sempre più sorprendente e stupefacente.
Ora che la sua idea di chiesa ci ha toccato da vicino con la nomina ad arcivescovo di Palermo di don Corrado Lorefice, un prete di periferia che arriva da Ispica, mi chiedo se prima c’è stato un Papa così ‘rivoluzionario’ che non tiene conto delle gerarchie ecclesiastiche e sceglie per una arcidiocesi di rango e sicuramente ambita come quella palermitana un ‘prete dei poveri’.

Sulla sua nomina, davvero a sorpresa, sono state tante le congetture: c’è chi ha parlato che il suo nome al Papa sia stato fatto da don Luigi Ciotti che Francesco avrebbe consultato in virtù del suo impegno nella lotta alla mafia come presidente dell’associazione Libera, ma probabilmente a suggerirlo al Santo Padre è stato il vescovo Arturo Paoli, un prete missionario che per vent’anni è stato in Argentina, amico di don Corrado Lorefice col quale ha concelebrato in estate il matrimonio di una sua nipote, figlia di sua sorella. In Argentina divenne amico di un gesuita che ora è Papa: Jorge Mario Bergoglio.

Una scelta in controcorrente ma in linea con la sua azione riformatrice che conferma la sua grande volontà di rinnovare e cambiare la Chiesa. E’ questo lo straordinario messaggio che arriva dalla nomina di don Corrado Lorefice. Non a caso Papa Francesco ha parlato sempre di volere “pastori con l’odore delle pecore”. Preti della gente e tra la gente e non d’apparato o al centro di giochi di potere. Già nei concistori Bergoglio aveva anticipato questa nuova politica concedendo la porpora a presuli di popolo come Francesco Montenegro, Gualtiero Bassetti ed Edoardo Menichelli, solo per citare tre italiani.

Adesso tocca a due cattedre italiane storiche e prestigiose, entrambe sedi cardinalizie: Bologna e Palermo, affidate ad un prete di strada come Matteo Zuppi e ad un parroco della periferia del mondo come Corrado Lorefice. Senza dubbio la scelta di papa Francesco è nel segno dell’innovazione perché quello di don Corrado è un nome non di rango nei palazzi romani ma di forte militanza con gli ultimi. Come piace al pontefice argentino che cerca di cambiare la Chiesa con scelte coraggiose e non dettate dalla nomenclatura vaticana.

Una Chiesa che deve fare passi straordinari per stare con e in mezzo alla gente, a cominciare dai suoi pastori che non possono restare chiusi nei loro lussuosi attici o nel buio delle sacrestie ma pronti ad uscire e a professare il Vangelo dove c’è il popolo. Don Corrado Lorefice è uno di questi. Insegna filosofia morale all’istituto teologico San Paolo di Catania e qualche anno fa ha firmato il saggio Dossetti e Lercaro: la chiesa povera e dei poveri, analizzando gli interventi del cardinale Giacomo Lercaro del 1962, anno in cui il presule ex arcivescovo di Bologna chiese con forza al Vaticano di tornare al mistero del Cristo povero ed ha scritto inoltre un libro su don Pino Puglisi: La compagnia del Vangelo. Discorsi e idee di don Pino Puglisi a Palermo. Due ‘stelle’ che hanno illuminato il percorso pastorale di don Corrado Lorefice che incarna proprio il modello di Chiesa in uscita e missionaria che vuole Papa Francesco.