Varcare il portone di uno dei più prestigiosi palazzi nobiliari di Ragusa Ibla, percorrere il sontuoso ingresso, salire per la magnificente scalinata sino al piano nobile e fare un salto alla fine del 1800, quando il pittore palermitano Tommaso Riolo arrivò nel territorio ibleo e restituì su carta quelle che potremmo considerare delle “fortuite istantanee della città della contea”, come le definisce il professore Marco Rosario Nobile.
Questi alcuni dei motivi per decidere di visitare la mostra “Il territorio ibleo nei disegni di Tommaso Riolo (1844-45)”, inaugurata ieri pomeriggio a Palazzo La Rocca e visibile fino al 6 gennaio 2016. L’organizzazione e l’allestimento sono a cura dell’associazione culturale A.St.R.A.Co., in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo ed il patrocinio del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, del Comune di Ragusa e della Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis.
“Si tratta di nove disegni del pittore paesaggista palermitano Riolo – ha spiegato la curatrice della mostra Antonella Armetta – realizzati tra il 1844 e il 1845., documenti che fanno parte di un taccuino molto più ampio, conservato presso la Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis. Quelli che abbiamo selezionato riguardano con certezza il territorio ibleo e vengono presentati per la prima volta al pubblico della Sicilia sud-orientale. Abbiamo deciso di esporre ingrandimenti dei disegni originali, affiancandoli a fotografie attuali scattate da Maria Mercedes Bares per comparare quello che era nel 1844 e cosa è successo nel frattempo, ovvero quello che è diventata la realtà urbana di Ragusa e Modica. Si tratta di opere che, pur essendo disegni, documentano alcuni passaggi importanti nella storia di queste città”.
Approfondisce il concetto il professor Nobile: “L’interesse del vedutista – scrive nel Catalogo della mostra – per il nuovo ponte dei Cappuccini di Ragusa, appena inaugurato, e la veduta di Modica, con i ponti ricostruiti dopo la grande alluvione dell’ottobre 1833, intendono far leva sulla retorica della modernità che il XIX secolo abbraccia”. Ed ancora: “Chi scrive sa perfettamente quanto documenti di questo tipo raccontino un’epoca, un immaginario e che, senza tenere conto dei filtri culturali che li hanno determinati, sarebbe del tutto fuorviante l’idea di stare esaminando oggettive rappresentazioni. Tra le righe però Riolo qualcosa di reale documenta: costruzioni completate (i ponti, la cupola di San Giorgio a Ragusa Ibla, la facciata di San Giorgio a Modica), scomparse da tempo (il castello di Ragusa che è molto meno di un rudere, essendo stato smantellato per utilizzarne i materiali per la ricostruzione settecentesca di San Giorgio), fabbriche oggi non più esistenti (la facciata campanile di San Giovanni a Modica Alta), opere incomplete (il castello di Donnafugata), altre ancora non progettate (la via del mercato a Ragusa Ibla) che, nel loro insieme, costituiscono una base di dati non trascurabili per ragionare sul nostro passato”.
E questa voglia di divulgare “tesori nascosti”, tasselli di una cultura che aspettano di essere svelati, percorsi storici che meritano di essere esplorati, continua nell’azione avviata dal professor Nobile, il responsabile scientifico del palazzo e delle iniziative culturali che vi si organizzano, il trait d’union con il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo. “In base al progetto Lithos, avviato dall’allora Provincia regionale e concluso nel 2013, Palazzo La Rocca sarebbe dovuto diventare un centro di studi ed un museo. Stiamo proseguendo sul quel solco, nonostante le tante difficoltà dovute all’azzeramento delle amministrazioni provinciali. Essendo io ragusano, amando questo progetto, ho tenuto duro. In questo momento ci siamo concentrati sul piano nobile, dove c’è una piccola biblioteca che stiamo cercando di ampliare. Grazie ad un altro finanziamento, ottenuto tramite la comunità europea, stiamo lavorando per fare diventare Palazzo La Rocca un Museo della città, per raccontare Ragusa attraverso i suoi episodi principali di storia architettonica e urbana. L’idea sarebbe quella di partire con una sala del Medioevo, ci sarebbero tanti pezzi da esporre. Sarà difficile ma non molleremo. Pensiamo anche ad una sala dedicata a Gagliardi, dove conservare i disegni originali al momento custoditi a Palermo”.
Tante le idee in cantiere, per arricchire finalmente di contenuti un importante palazzo, patrimonio dell’Unesco, già meta di turisti stranieri ma ancora privo di quello slancio culturale che meriterebbe. Un piccolo passo è stato fatto, andate a vedere!