“Ma avete sentito che Don Corrado va a Palermo con la sua vecchia Ford? Niente auto istituzionale”.
È la sua prima domenica da vescovo eletto. E i parrocchiani si affollano a San Pietro, la mattina, che nemmeno il giorno del patrono. Le cose che da giorni si ripetono in televisione, sui giornali, sul loro “Don” che diventa arcivescovo di Palermo, saltano di bocca in bocca, ma sempre con affetto, con una punta di orgoglio, come si parlerebbe di un nipote finito in prima pagina per una grande impresa.
“Ma com’è che si è già saputo, questo fatto che userò la mia macchina?”, domanda lui, sorpreso, mentre accoglie gli abbracci di tutti, le strette di mano: “Non è mica una notizia. Mi hanno telefonato per sapere come intendevo fare e io ho detto che la mia macchina va benissimo, anche se ha fatto 250 mila chilometri cammina ancora”.
Sdrammatizza dal pulpito, Don Corrado, come sempre: “Se questo mese vi capita di sgattaiolare in chiesa, per l’adorazione, e potete spendere un minuto anche per me, spiegatelo al Signore che dato che Papa Francesco forse si è sbagliato, io ora ho bisogno delle vostre preghiere”.
Si sorride e ci si commuove: “Ci viene da piangere, è vero, ma non certo per una semplice emotività. Forse perché posso guardarvi tutti e sapere cosa c’è dietro le vostre: conosco nei vostri cuori le gioie e i dolori, ricordo ogni momento in cui sono stato presente, ogni consiglio che ho cercato di dare. Ma non pensate che io vi perda, solo perché devo andare”.
Sette anni, ha passato qui Don Corrado, l’ultimo aggiungendo a San Pietro anche la parrocchia di San Paolo. L’incarico di successore di Don Carmelo Lorefice gli è arrivato all’inizio del 2009, da Monsignor Crociata, proprio mentre lui stava completando con don Pino Ruggieri la tesi del suo dottorato che poi sarebbe diventata il libro sul discorso di Lercaro e Dossetti e la Chiesa dei poveri come tema del Concilio. Proprio quel libro che si dice abbia convinto il Pontefice a sceglierlo, e che in vista del Giubileo si trasformerà in una nuova pubblicazione di Treccani sulla Chiesa dei poveri con Papa Francesco, commissionata da Alberto Melloni. Ruggieri, Melloni, sono solo alcuni dei teologi, degli studiosi della Chiesa, che in questi anni sono passati dalla Domus S. Petri, invitati da Don Corrado.
“Quante cose abbiamo fatto, quanti progetti – la Casa Don Puglisi, il portico di Betsaida –, la battaglia contro la crisi, per coloro che hanno rischiato di perdere la casa, e quante relazioni forti abbiamo costruito”, ricorda lui senza nascondere l’umana fatica della separazione. E parlando a cuore aperto, pur durante l’omelia, confessa ai suoi parrocchiani: “Molti si congratulano con me, perché dicono faccio carriera. Forse questa è la cosa che colpisce più immediatamente, ma anche quella che meno mi appartiene. In questi giorni più che mai, piuttosto, trovandomi ancora, come sempre, chiamato a esser presente nei momenti più difficili (sabato scorso, la morte di un giovanissimo profugo nigeriano in Ospedale, di cui qualcuno doveva autorizzare l’espianto degli organi per la donazione, ndr), mi trovo a chiedermi: cosa ci faccio io qui, qual è il mio compito? E mi rispondo che è, e sarà, sempre lo stesso: il mio compito è essere accanto, conoscere le ferite degli uomini“.
[Fonte La Sicilia]