Don Corrado lo ha raccontato durante l’omelia della messa celebrata ieri pomeriggio al Carmine, essendo parroco, oltre che di San Pietro, anche della parrocchia di San Paolo apostolo.
Non ha nascosto la grande commozione che ha provato in quell’istante, fino alle lacrime. Davanti al corpo di un giovane migrante di appena 22 anni. Aveva attraversato il deserto quel ragazzo, era riuscito ad arrivare lungo le coste ragusane. Ma era ormai stremato. I suoi reni non avevano retto, e in fin di vita si attivata la procedura per l’espianto.
“Mi sono ritrovato con i medici davanti al corpo di questo giovane, non siamo riusciti a trattenere le lacrime” – ha raccontato.
Il corpo di quel ragazzo come ‘la carne viva del Cristo sofferente’, per citare Papa Francesco. Don Corrado ha raccontato questo episodio, insieme a qualche altro, in questi giorni in cui c’è magari chi si congratula per aver ‘fatto carriera’.
Una ‘promozione’, senza dubbio, ma vissuta con un’ottica diversa, quella del servizio sempre più autentico, in una donazione a Dio e a servizio dell’uomo di oggi.
La sua semplicità ha commosso i tanti fedeli venuti per prendere parte all’eucarestia da lui presieduta.
“Se questo mese quando andate in Chiesa potete spendere un minuto anche per me, spiegatelo al Signore che dato che Papa Francesco forse si è sbagliato, io ora ho bisogno che voi preghiate per me”.