C’era il vescovo di Noto, Monsignor Antonio Staglianò, e gran parte del clero della Diocesi. C’erano i parenti, gli amici, i fedeli a cui ha fatto da guida.
Ma c’erano, simbolicamente, soprattutto, i suoi confratelli di Patos de Minas, come se tutti, dall’altra parte del globo, gli avessero voluto mandare un caloroso messaggio di saluto, attraverso le parole di Claudio Nori Sturm, il vescovo che oggi guida quella enorme diocesi al suo posto.
Così la cerimonia funebre per Monsignor Giorgio Scarso, morto l’altro ieri a 99 anni, si è trasformata davvero in un momento di ricordo e di testimonianza dei lunghi anni trascorsi in Brasile come missionario e poi come Vescovo: “Quando sono stato nominato io – ha ricordato dal pulpito della Chiesa Madre di San Giorgio Monsignor Nori Sturm, che ha fatto appena in tempo ad arrivare dal Brasile, una volta appresa la notizia della morte del suo ‘maestro’ – il motivo principale della gioia della comunità è stato che tornasse a guidarli un frate cappuccino, come frate Giorgio. Lui era uno di quei preti che Papa Francesco avrebbe definito pastori con l’odore delle pecore, per tutta la vita è rimasto quello che era sin dal primo giorno: un cappuccino e un missionario. E proprio da lui io ho imparato tanto: in quella diocesi ha lasciato il marchio profondo della semplicità. Amava andare anche nelle piccole comunità e fare le celebrazioni con gioia”.
Dopo decenni passati in Brasile, una volta in pensione Monsignor Scarso è tornato a Modica e, trovando dimora al convento dei Frati Cappuccini, ha svolto per anni anche l’incarico di cappellano dell’Ospedale Maggiore.
“Preghiamo la sua anima – ha concluso Staglianò nella sua omelia – affinché preservi questa comunità e interceda affinché, tra le tante grazie che ci sta donando, come le vocazioni sacerdotali ed episcopali, ci dia anche quella di una fraternità vera, concreta e sana del presbiterio”.