E’ stata allestita al Convento dei Cappuccini di Modica la camera ardente per rendere l’ultimo omaggio a monsignor Giorgio Scarso, vescovo cappuccino, morto all’Ospedale di Modica all’età di 99 anni.
Monsignor Scarso, vescovo emerito di Patos de Minas, in Brasile, viveva ormai da anni al Convento di Modica, sua città natale.
La camera ardente resterà aperta fino alle 12 di oggi. Le esequie saranno celebrate dal vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, presso la chiesa Madre San Giorgio di Modica, oggi, alle 16.
A dare l’annuncio sono i Frati minori i Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Siracusa insieme ai parenti dell’anziano vescovo missionario.
Sua Eccellenza monsignor Giorgio Scarso, era nato a Modica il 16 ago del 1916.
Diventa frate cappuccino della provincia religiosa di Siracusa nel 1938 e viene ordinato sacerdote nel 1942. Appena quattro anni dopo l’ordinazione presbiterale parte missionario in Brasile, nella missione di Rio de Janeiro y Espiritu Santo, affidata all’azione missionaria della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Siracusa, dove viene nominato parroco nella città di Mantena. Ricopre questo ufficio per 20 anni, operando per la salvezza delle anime, ma anche nel campo della solidarietà umana. A Mantena costruisce la chiesa madre, un ospedale, un asilo per sessanta bambini poveri ed abbandonati, un ginnasio. È instancabile nella sua opera di animatore della comunità e dà persino vita ad una banda musicale.
Nel 1967 quando viene nominato vescovo della Diocesi di Patos de Minas, estesa più dell’intera Sicilia. È una Diocesi grande, ma anche priva di qualsiasi infrastruttura, ove ci si sposta con enormi difficoltà. Mons. Scarso con grande entusiasmo, affronta le piccole e grandi emergenze dimostrandosi pastore attento alle esigenze del suo popolo. Fonda così un seminario con cento posti e il giornale diocesano; fa costruire una grande sala per assemblee che chiama Casa del Padre e dà vita alla costruzione di tre lavanderie popolari, tre ambulatori dentistici, una scuola di artigianato nella città di Patrocinio e della Casa del bambino abbandonato nella città di Araxà. Si batte, con successo, affinché Patos de Minas abbia l’Università.
Per due anni, oltre alla propria Diocesi, ne regge, come Amministratore Apostolico, un’altra più grande, quella di Paracatù. Quando al compimento dei settantacinque anni presenta le dimissioni, la diocesi conta settanta sacerdoti.
Diventato vescovo emerito torna in Italia nella sua Modica e dà la sua disponibilità al vescovo diocesano per continuare a lavorare. Il vescovo di Noto lo nomina cappellano dell’ospedale maggiore di Modica dove eserciterà fino a quasi novant’anni il ministero sacerdotale in mezzo all’umanità sofferente. Gli ultimi anni della sua quasi centenaria vita li trascorre nel convento dei Frati Minori Cappuccini di Modica.