Dal teatro greco a Squadra Antimafia. Vladimir Randazzo si racconta con ironia e semplicità

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Un volto ragusano a Squadra Antimafia 8

Ci sarà anche un volto ragusano nell’ottava serie di Squadra Antimafia, che si sta girando in questi giorni a Catania.

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Vladimir Randazzo, 21 anni, studente di terzo anno all’Accademia nazionale del Dramma antico ‘Giusto Monaco’ di Siracusa, lo vedremo con il ruolo di Roberto, un esperto informatico. 

Com’è nata questa tua partecipazione a una delle serie televisive più amate e di successo in Italia?

“Come si dice, le cose arrivano quando meno te lo aspetti. Quella sarebbe stata una settimana particolare. Sarei partito per Roma, per un provino programmato in un teatro. Una chiamata ha bloccato e condizionato tutto. Sono molto contento di aver fatto parte di una squadra così grande, importante e ben organizzata. Alla mia giovane età esseri introdotti in progetti come quello di Squadra Antimafia 8 non può che essere un bel traguardo, temporaneo, ma pur sempre importante. A questo punto lotterò perché questa sia la prima di tante occasioni nel cinema e nelle fiction”.

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Un’esperienza che è stata un input importante, e ora Vladimir sembra averci preso gusto.

A chi non piacerebbe – risponde con la schiettezza e il garbo che lo contraddistinguono, facendo questo mestiere, diventare un volto noto?”.

Il set di Squadra Antimafia – racconta – è stato molto stimolante e divertente. Mi ha colpito la capacità di oltre cinquanta figure professionali al lavoro ogni secondo di amministrare il tempo e lo spazio in modo davvero encomiabile. Mescolando a tutto questo stimolo e divertimento. E ovviamente un alto tasso di serietà, che non mancava mai. Ho fatto amicizia con parecchi giovani attori e ho avuto modo di lavorare e confrontarmi con un’eccezionale Silvia D’Amico con la quale ho avuto il piacere di condividere il mio tempo lì sul set. Esperienza da ripetere, magari nelle vesti del cattivo”.

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Le riprese di Squadra antimafia sono arrivate al culmine di mesi d’intenso lavoro. Prima le tragedie al teatro Greco, poi la tournè con l’Elettra di Hoffmansthal.

“Questa è davvero stata un’estate da ricordare. Ho dormito la metà del tempo necessario per vivere e respirare e ho stretto un sodalizio ancora più forte con le pietre del teatro greco e di tutti i teatri che ho visitato durante la tourné. Sono pietre molto polverose, ma si sa bene, ‘la polvere che si respira a teatro non fa male’. Ho avuto modo di lavorare con registi esigenti durante l’ultimo ciclo di rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa. Due allestimenti imponenti che ci hanno impegnato molto per tre mesi abbondanti. Ogni anno la stessa storia: ti ritrovi in una città familiare poiché lì ci studi, ma nei tre mesi di prove e spettacoli ti ritrovi davanti una Siracusa cambiata e più in fermento che mai. Forse risiede proprio in questo la magia di quella città.

La tourné estiva, invece, mi ha fatto conoscere e frequentare realtà fantastiche e immacolate. Teatri greci immersi tra il verde e le montagne, con un mare mozzafiato davanti e un testo da recitare che era come combustibile infiammato tra le labbra. L’Elettra di Hoffmansthal è stato per me un testo di riflessione.

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Il personaggio di Oreste non è stato di facile interpretazione e penso realmente di non aver centrato il punto a pieno, non ci siamo ancora capiti bene io e lui. Senza dubbio mi ha dato la possibilità di riflettere su alcuni passaggi della mia vita che volevo rimuovere, altri che volevo coltivare e mantenere.

La penso così, uno spettacolo o un personaggio che ti gratificano al massimo sono soddisfacenti. Ma col tempo ti rimane solo una gratificazione. Al contrario, lo spettacolo o il personaggio che ti lascia addosso un dubbio (o un pugno allo stomaco) non può fare altro che innescare nell’attore un brainstorming di domande e pensieri che possono portarlo ad un livello successivo e ad una consapevolezza maggiore di sé stesso. Consolazione personale? Mah…”.

Facciamo un passo indietro, il Liceo Classico di Ragusa, il laboratorio di teatro: l’inizio di una passione.

“Ho un ricordo speciale di quei cinque anni al liceo classico. Il laboratorio teatrale con Gianni Battaglia mi ha fatto vivere esperienze indimenticabili. La strada che adesso percorro, la percorro anche grazie all’attività del maestro. Non cambierei una virgola di ciò che mi ha portato qui, adesso. Non mi pento di aver sacrificato tempo, denaro, a volte anche amicizie. Tutto è servito per rispondere alla mia domanda: vuoi davvero intraprendere questa strada? Ne va della tua vita…”.

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Passeggiando tra passato e futuro…

L’accademia scorre liscia come l’olio. E anche lì trovo il modo e la possibilità di sperimentare me stesso in tutte le situazioni. È un’ottima scuola, con insegnanti validi e persone che credono nei fermi valori sociali del teatro.

Inizio tra poche ore il mio terzo e ultimo anno in accademia. Ci hanno anticipato che sarà un anno stancante, ma davvero fruttifero. I nomi degli insegnanti e la proposta didattica dell’anno che sta per iniziare mi allettano non poco.

Nel frattempo penso al futuro. Roma è il centro nevralgico di esperienze lavorative in questo campo. Al termine dell’Accademia mi trasferirò lì e inizierò a studiare in un’altra Università. Non so ancora cosa. È tutto un grande punto interrogativo. D’altronde che gusto ci sarebbe a sapere già tutto? Magari arriva un’altra chiamata che sconvolge ogni piano…”.