Al ritorno sui banchi dopo un lungo periodo di vacanza, può capitare che ci si dimentichi delle regole fondamentali per stare seduti in aula.
E che una seduta di Consiglio comunale importante come quella riguardante le tasse da far pagare ai cittadini, scelte propedeutiche al bilancio di previsione 2015 per cui il Comune è già in ritardo, finisca con il presidente e il sindaco che si insultano reciprocamente, una sospensione improvvisa e un ritorno ai posti stizzito e turbolento, giusto perché rinviare il voto con le scadenze incombenti sarebbe stato davvero un atto di incoscienza. E infine, ciliegina sulla torta, che la maggioranza consiliare, la stessa che due anni e mezzo fa ha scelto Roberto Garaffa come presidente del Consiglio, ne chieda infine nettamente le dimissioni immediate: “Abbiamo assistito all’ennesimo show personale – ha protestato il capogruppo di Modica 2013 Piero Covato – e sempre più con atteggiamenti da prima donna. Un presidente inviso sia a maggioranza che ad opposizione, che ha perso di credibilità e che non ha più il controllo della situazione”.
La dinamica del litigio è stata piuttosto semplice: dopo una lunga discussione sui quattro punti all’ordine del giorno – riguardanti la Iuc e di conseguenza Tasi, Imu e Tari – il sindaco era intervenuto per fare le sue osservazioni conclusive prima del voto, rispondendo ai quesiti posti dai consiglieri nei vari interventi. Ma al termine del suo intervento il consigliere del Pd Ivana Castello ha chiesto la parola e il presidente Garaffa gliel’ha data, suscitando la reazione del sindaco che gli ha ricordato come da regolamento (e da prassi) quello del primo cittadino sia l’intervento conclusivo.
“Mi dica se stiamo creando un precedente e se da ora in avanti le regole sono cambiate, così che io mi prepari a rispondere ai singoli consiglieri uno ad uno”, ha protestato Abbate. “Ma i consiglieri fanno le loro pressioni, dato che gli atti ci arrivano solo oggi, con venti giorni di ritardo”, ha replicato Garaffa, che già all’inizio della seduta si era lamentato per il grave ritardo sugli strumenti finanziari (per le tariffe dei tributi il termine scadeva alla mezzanotte di ieri) e che dopo il lungo battibecco ha deciso di sospendere la seduta, lasciando l’aula. “Non si era mai visto – ha scritto quindi il consigliere Covato, commentando l’accaduto – un presidente del consiglio alzarsi indispettito e chiudersi nella sua stanza pretendendo che il sindaco andasse da lui a portare le proprie scuse. A lui che si lamenta dei bastoni tra le ruote che gli metterebbe il sindaco, vogliamo comunicare che ci risulta l’esistenza di alcune lettere scritte da dipendenti comunali del suo ufficio nelle quali si chiedeva il trasferimento verso altre mansioni. Vogliamo – conclude Covato – anzi pretendiamo le sue dimissioni da una carica che non gli si addice assolutamente”.
[Fonte La Sicilia]