Il calvario della famiglia Guarascio. Le figlie: “Nostro padre si è ucciso, ora stanno devastando noi”

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caso guarascio
Le sorelle Guarascio davanti la loro casa finalmente 'salvata'

Si potrebbe decidere il 5 novembre la sorta della famiglia Guarascio, o meglio, di ciò che ne resta da quel drammatico maggio 2013, quando Giovanni, il capofamiglia, ha deciso di farla finita con un gesto estremo, arrivato al culmine di anni di disperazione e di lotta per il mantenimento della casa che aveva costruito con le proprie mani di muratore.

Il 7 settembre ha avuto luogo l’ultima udienza, al termine della quale il Giudice Civile del Tribunale di Ragusa si era riservato di decidere entro 5 giorni. Ancora, però, non l’ha fatto e, nel frattempo, ieri, a casa Guarascio si sono presentati Ufficiale Giudiziario e Forze dell’Ordine.

Le figlie Martina e Claudia sono sfinite da due anni di pressioni psicologiche in cui hanno scritto e chiesto aiuto a tutti, anche al Papa, ai Ministri della Giustizia e dell’Interno e al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, attraverso un suo collaboratore e il Prefetto di Ragusa, ha risposto fino a martedì scorso e dato la sua disponibilità ad aiutare la famiglia.

In casa Guarascio non si dorme più neanche la notte, e ogni volta che un agente bussa alla porta di casa si torna a rivivere l’incubo. Come ieri. “In tutto il quartiere c’erano forze dell’ordine, neanche fossimo criminali. Ogni volta è lo stesso shock, e sappiamo come inizia, ma non come finisce”.

Martina Guarascio non esclude proteste eclatanti, potrebbe anche valutare di incatenarsi proprio davanti al Quirinale, e considera “una presa in giro” questo rinvio di appena 40 giorni, fino al 5 novembre.

“Speravamo almeno di avere una tregua di diversi mesi, in attesa del giudizio del Tribunale di Ragusa” ha detto. “Voglio giustizia per mio padre, perché in quel verbale d’asta c’è qualcosa che non va, ma non so più a chi rivolgermi per chiedere aiuto. Mi sono appellata al cuore siciliano del Presidente Mattarella e ieri, in effetti, lo sfratto è stato scongiurato, ma la prossima volta che succederà?”

Anche vostra madre continua ad essere sotto shock

“Alle sue ferite morali, si aggiungono anche quelle fisiche dato che, nel tentativo di salvare nostro padre, è rimasta ustionata anche lei. E’ stata sottoposta a numerosi interventi, dovrebbe subirne altri e ha sviluppato problemi di salute dai quali non guarirà mai. Eppure, ieri è dovuta andare in commissariato a firmare il verbale. L’anno scorso ha avuto un’infezione al rene, causata dall’uso dei farmaci. E’ finita di nuovo in rianimazione ed rimasta un mese e mezzo in ospedale. Noi non ce la facciamo più. Ieri, quando è finita e tutti sono andati via, sono crollata, non sono riuscita più neanche a parlare o mangiare. Ci chiediamo: dov’è la legge? Abbiamo chiesto aiuto anche per un lavoro, ma nulla”.

Avete mai pensato di arrendervi e di andare via da Vittoria?

“Assolutamente no, o almeno non prima di avere avuto risposte certe e chiare. C’è un procedimento penale in corso, c’è un fascicolo aperto in Procura, eppure appena ci allontaniamo rischiamo di perdere la casa. Questo è un calvario che ci sta logorando piano piano, mio padre già si è ucciso, ora stanno devastando noi”.

“Il 7 settembre scorso il Giudice si è riservato di decidere entro 5 giorni, ma non è un termine perentorio – spiega il legale della famiglia Guarascio, Aurora Di Matteo – perché, senza dubbio, la situazione è complessa e va valutata la delicatezza del caso, non c’è un tempo limite. Attualmente ci sono due procedimenti in corso, uno penale, nell’ambito del quale è stato messo in dubbio l’iter che ha portato all’asta e all’aggiudicazione dell’immobile,  e uno civile. Ci sono molti elementi che fanno dubitare della legittimità e della regolarità dell’asta, e se è stato commesso un reato bisognerà verificare come e da chi. Ricordo, inoltre – conclude l’avvocato – che prima della tragedia del 14 maggio 2013 non c’era neanche una denuncia, il dramma della famiglia Guarascio si consumava da tempo solo tra le pareti di casa, quindi c’è un vuoto temporale da riempire tra l’aggiudicazione dell’immobile, nel 2012, e la tragedia che ha portato all’apertura delle indagini”.

Ieri, accanto alla famiglia Guarascio, ancora una volta, i Forconi e il Comitato per la riforma e la sospensione delle aste giudiziarie. “Il rinvio ci lascia con l’amaro in bocca visto il breve lasso di tempo concesso” – afferma il coordinatore del Comitato, Marcello Guastella. “Il caso Guarascio – aggiunge – segna uno spartiacque tra le rivendicazioni di famiglie e imprese, e le istituzioni. Ci opporremo invocando la mobilitazione di massa, perché la famiglia Guarascio non venga sfrattata”.