Questa volta non è un’esibizione canora. Ma l’intervento di monsignor Antonio Staglianò richiama alla mente un noto musical con Johnny Dorelli.
Il vescovo di Noto apre le porte del palazzo vescovile ai profughi. Lo annuncia in una lettera inviata ai sacerdoti, ai religiosi e a tutti i credenti della diocesi netina, che comprende anche quattro comuni della provincia di Ragusa (Modica, Pozzallo, Scicli e Ispica).
In riferimento all’appello lanciato da Papa Francesco, il vescovo Staglianò scrive: “Siamo chiamati a dare un segno, a esserlo innanzitutto, e lo faremo con razionalità e ponderatezza a iniziare dal cuore della nostra Chiesa Diocesana, il Palazzo Vescovile. A tal proposito ho già parlato con il Consiglio episcopale perché, anzitutto, l’appartamento della foresteria venga messo a disposizione, così come anche l’ala non ristrutturata del nostro seminario venga adeguata per la ricezione di alcune famiglie di profughi.
E’ giusto che il vescovo per primo dia il buon esempio, come ha già fatto il Papa per la diocesi di Roma”.
E aggiunge: “Ci muoveremo accogliendo e facendo una mappatura delle disponibilità di ogni parrocchia, santuario e casa religiosa, sotto il coordinamento della Caritas diocesana che monitorerà il tutto, e che curerà nello specifico gli accordi e il piano operativo insieme alle prefetture di Siracusa e Ragusa.
Perché l’accoglienza sia effettiva, nell’attesa delle indicazioni operative della conferenza episcopale italiana, chiedo, alle parrocchie e a ogni realtà diocesana, che all’inizio dell’anno pastorale si pensi a reti di accoglienza e fondi di solidarietà, e s’immetta nel discernimento dei consigli pastorali l’accoglienza come banco di prova di una fede operante”.
L’incipit della lettera è dedicato alle tragedie che colpiscono quotidianamente i migranti. Sempre in riferimento all’appello del Papa, monsignor Staglianò dice: “In piena obbedienza e animati dallo stesso soffio dello Spirito, come Chiesa Locale, vogliamo recepire i ripetuti appelli di Papa Francesco ad accogliere i fratelli migranti. Abbiamo già intrapreso percorsi di condivisione attenti alla relazione nelle realtà caritative presenti nei nostri Vicariati. L’appello odierno ci riguarda in modo del tutto particolare come Diocesi di frontiera (la più a Sud d’Italia), che continua a vedere giornalmente e ad aprire le porte della fraternità a migliaia di fratelli e sorelle immigrate e che ha tristemente assistito a tragedie dolorose come quelle di Sampieri e di Pozzallo”.