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Primo giorno di scuola a Ragusa, purtroppo non per tutti. Anche quest’anno i servizi destinati agli studenti disabili degli istituti superiori iblei non sono partiti, anche quest’anno le famiglie di questi ragazzi si ritrovano a dover allestire proteste e manifestazioni davanti agli istituti scolastici, per innalzare il livello di attenzione, per chiedere qualcosa che dovrebbe essere garantito loro per legge, per quel diritto allo studio spesso negato.
La questione è legata al Libero Consorzio dei Comuni, ha fatto sapere di non avere le somme a disposizione per i servizi di assistenza e trasporto di 174 studenti disabili della provincia di Ragusa.
“Sembra di chiedere l’elemosina – spiega Marco Carnemolla, uno dei genitori che stamane hanno rinunciato al turno di lavoro per avviare l’azione di protesta – quando i nostri figli hanno tutto il diritto di frequentare la scuola, come i loro coetanei. Mia figlia necessita, oltre che del trasporto, dell’assistenza specialistica. Quando io dovrò fare il turno di lavoro di mattina come potrà frequentare le lezioni? Il suo primo giorno alle superiori rappresenta l’ulteriore ostacolo che dovremo affrontare, tra l’altro con la totale assenza di un interlocutore al quale rivolgerci. La scuola ci ha confermato di avere fatto tutti i passaggi burocratici, le risposte quando arriveranno?”.
E cosa faranno questi ragazzi costretti a casa? “Mio figlio mi ripete che vuole andare a scuola – ha aggiunto Mohsen Gharbi – cosa posso fare? Finché avrò vita lotterò per i suoi diritti, visto che nessun altro lo fa per noi”.
I genitori ci hanno messo la faccia, costringendosi spesso a raccontare le proprie difficoltà, ed hanno appeso sulla porta degli istituti i volantini a nome dei figli, con la richiesta di poter essere come tutti i ragazzi italiani che da stamane sono alle prese con lezioni, compiti, verifiche. Ragazzi che si sono dimostrati sensibili verso i compagni discriminati, al Galileo Ferraris per esempio è stata avviata una colletta per consentire di finanziare il servizio di trasporto e assistenza. Un segnale che non potrà aiutare concretamente le famiglie in protesta ma che almeno le fa sentire meno sole nella battaglia per i diritti dei loro figli, da troppi anni a rischio.
Sulla questione, una nota congiunta di della parlamentare 5 stelle Marialucia Lorefice, e della deputata all’Ars Vanessa Ferreri, anche lei del movimento di Grillo.
“Un nuovo anno scolastico è iniziato ancora con vecchi problemi, ancora una volta un giorno, che per tanti nostri giovani è il più bello ed emozionante per altri, i disabili, diventa un vero e proprio incubo. Per loro e per i genitori costretti a manifestare per far valere il diritto all’istruzione dei figli, costretti a spiegare ai loro ragazzi perché non potranno restare in classe come gli altri. Famiglie deluse da una politica che gestisce la normalità come fosse un’emergenza, arrivando a metà settembre impreparata.
Il Governo regionale siciliano porterà sicuramente avanti le istanze dei numerosi studenti disabili delle superiori che necessitano del trasporto e degli assistenti Osa, ma quando? La scuola è iniziata oggi! Non è ammissibile che ogni anno si ripeta lo stesso iter procedurale, non è ammissibile parlare di problemi economici davanti a fatti di così rilevante importanza. I nostri giovani disabili fino a quando la burocrazia non farà il suo corso staranno a casa oppure, nella migliore delle ipotesi, i genitori saranno costretti a passare ore ed ore nei corridoi aspettando di dover aiutare i propri figli se necessario, lasciando il lavoro, altri figli a casa.
Il diritto all’istruzione va tutelato sempre e comunque, a pagare non possono essere sempre le fasce più deboli. La questione economica non regge più, i fondi mancano solo per i servizi essenziali, per i nostri figli. Non è concepibile che delle famiglie pur di farsi sentire siano costrette a manifestare per veder riconosciuti i propri diritti. E oggi, ancora una volta, è successo. In tutta la provincia iblea si è alzato forte il grido d’aiuto dei disabili e dei loro genitori.
Non bastano le parole, non basta il sentimentalismo, servono i fatti. L’auspicio è che l’anno prossimo tutto questo sia solo un brutto ricordo e che le decisioni e gli aspetti burocratici vengano trattati prima di costringere anche i docenti ad allargare le braccia, impotenti, di fronte all’ennesimo dramma della nostra società”.