Sei milioni di euro, per due macro progetti destinati a ricreare ex novo il Museo archeologico di Kamarina e a sistemare il Parco Forza ad Ispica, rischiano di finire nel cestino. Inutilizzati, perché chi di dovere ha perso troppo tempo e ha nominato in ritardo la commissione che dovrà occuparsi della valutazione dei progetti e dell’aggiudicazione dei lavori.
E’ il grido d’allarme che parte dal direttore del Museo, Giovanni Di Stefano, che spiega che questi fondi devono essere spesi entro il 31 dicembre 2015 per non andare persi, o meglio, per non finire nel calderone in cui la Regione butta tutto ciò che riguarda la “riqualificazione ambientale” mentre questi sei milioni di fondi europei erano stati inizialmente destinati alla voce “Beni Culturali”.
“Stato, Regione e gli uffici dell’Urega provinciale, che si occupano delle gare d’appalto, si sono passati la palla a vicenda per troppo tempo e adesso, a 4 mesi dalla scadenza, come si pensa di poter utilizzare questi fondi?” si chiede Di Stefano, che spiega che la parte di fondi destinata al Museo doveva servire per un intervento globale e certosino: dal rifacimento integrale della struttura e di tutta l’area archeologica, alla copertura e al percorso per l’agorà, dalla recinzione ai cancelli e alle insegne dentro e fuori il museo, dalle vetrine alle tecnologie moderne con cui rendere la struttura estremamente all’avanguardia.
Un progetto imponente, che ora sarebbe seriamente messo a rischio da lungaggini burocratiche e amministrative. “La Regione ha già fatto un decreto di revoca di questi finanziamenti – conclude Di Stefano – e dovrà rimodulare tutto. Temo che, a questo punto, nessuno ci potrà assicurare che saranno mantenute le stesse previsioni e le stesse somme. Se si scoprirà che mi sbaglio, comunque, sarò felice di ammetterlo”.
E sulla vicenda è intervenuto oggi anche l’assessore alla cultura del comune di Vittoria, Gaetano Bonetta, che ha fatto sua la denuncia del direttore Di Stefano.
“E’ un fatto molto grave – ha detto – che ci costringerà ad assistere all’ennesima volatilizzazione di una fantastica opportunità per valorizzare quelle risorse archeologiche, storiche, artistiche, ambientali e culturali che sono il nostro patrimonio più grande. E tutto ciò passa quasi sotto silenzio. Il mondo politico regionale continua a tacere, ma il silenzio non è più tollerabile. Alle voci degli addetti ai lavori, quale quella tempestiva e competente del direttore del museo, si devono aggiungere quelle delle istituzioni locali, dei Comuni, degli assessorati alla Cultura che non possono non avere sussulti di sdegno e di rabbia per un misfatto così grande”.