Marina di Ragusa, quattromila euro per una ‘scorpacciata’ di ricci

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Multati pescatori di ricci

I carabinieri di Marina di Ragusa hanno fermato e multato due siracusani per pesca di frodo. I due, un 34enne e un 26enne, entrambi già noti alle forze dell’ordine, con pinne e fucili (il mare era una tavola blu come nella celeberrima canzone) erano a Punta di Mola intenti a pescare dei ricci quando è passata una pattuglia di carabinieri del locale comando.

I due militari, insospettiti, si sono avvicinati per controllare e hanno riconosciuto uno dei due come una loro vecchia conoscenza: un siracusano che mesi addietro avevano già sanzionato per pesca abusiva di ricci. Lo stesso peraltro a inizio mese era già stato scoperto dalla Capitaneria di Porto e dai Carabinieri a Cava d’Aliga, sempre per la pesca abusiva di ricci.

I due avevano un sacchetto a rete con dentro 237 ricci di mare, di gran lunga di più dei 50 concessi a persona al giorno.

L’attrezzatura (pinne, reti, mute, maschere) è stata sequestrata e i ricci sono stati immediatamente gettati in mare, nella speranza che non ne siano morti troppi.

È stata inoltre contestata la violazione amministrativa che prevede il pagamento di 4.000 euro. A uno dei due è stato notificato un foglio di via che era stato richiesto l’altra volta.

Per l’altro è stata avanzata analoga richiesta al questore di Ragusa. Il primo, peraltro, affidato in prova ai servizi sociali di Siracusa, si trovava a Ragusa in violazione delle prescrizioni imposte ed è stato quindi segnalato al magistrato di sorveglianza di Siracusa per la revoca del beneficio.

“La pesca di frodo – spiegano i carabinieri – è un’attività pericolosa sia per il depauperamento dei fondali, sia perché i raccoglitori di ricci li aprono direttamente sulla costa e con la polpa riempiono dei bicchieri di plastica che poi vendono illegalmente “sotto banco” (ciò che viene pescato non professionalmente può essere consumato solo del pescatore medesimo) a ristoratori compiacenti che li impiegano in cucina in barba alla legge senza alcuna tracciabilità mescolando la polpa di origine illecita con quella che acquistano regolarmente.

Il tutto ovviamente in danno del consumatore finale che mangia ricci che potrebbero anche essere stati pescati in prossimità di scarichi fognari”.