Vigilia di Ferragosto finita nel sangue, e per poco non c’è scappato il morto. Il tentato omicidio si è registrato il 14 agosto a Ragusa, in corso Mazzini. Protagonisti due uomini, già noti alle Forze dell’ordine. Uno di loro è stato arrestato per tentato omicidio, l’altro è finito in ospedale e salvato per miracolo.
Se uno dei colpi inferti dall’aggressore fosse andato qualche centimetro più in là, l’uomo sarebbe potuto morire.
E’ stata una telefonata ad allertare la Polizia, intorno a mezzogiorno: “Vi prego venite sta morendo; correte lo ha ammazzato; ha perso tanto sangue sembra morto”.
Immediato l’arrivo degli agenti che hanno trovato un uomo riverso a terra, in una pozza di sangue. La vittima si teneva una maglietta all’altezza del collo, e quando il personale sanitario ha scoperto la ferita ha capito subito la gravità della situazione. Il sangue schizzava, segno che era stato reciso un vaso sanguigno importante.
In codice rosso, è stato portato in ambulanza in ospedale dove i medici hanno iniziato la corsa per salvargli la vita. Forse una costola ha deviato uno dei fendenti.
Gli agenti hanno cercato quindi di capire cosa fosse accaduto e soprattutto chi fosse l’autore di quel gesto. Lo hanno scoperto ben presto, perché abita proprio di fronte alla scena dell’aggressione.
Un 29enne, originario di Vittoria, ma residente a Ragusa. Aveva la maglietta sporca di sangue e una ferita alla mano: non c’erano molti dubbi. E lo stesso 29enne ha confessato, aggiungendo però che non voleva ucciderlo.
Decine le persone convocate in Questura e interrogate, al fine di ricostruire i fatti. In primis è stato ascoltato il ferito non appena uscito dalla sala operatoria dell’ospedale “Civile” di Ragusa che ha fornito una descrizione dettagliata anche se poco chiara: probabilmente per il sangue perso non era molto lucido.
Anche il primario del reparto di chirurgia è stato ascoltato dagli uomini della Squadra Mobile per comprendere la gravità delle ferite riportate. Come detto, pochi centimetri più in profondità e la lama avrebbe compromesso un organo vitale: in particolar modo il fendente inferto al torace rispetto agli altri inferti al volto ed alla spalla.
L’arrestato ha confessato, fornendo però una versione dei fatti poco chiara. La stessa vittima non ha chiarito alcuni punti.
È chiara, quindi, la dinamica del tentato omicidio, ma non il movente.
I due – secondo gli agenti – hanno avuto una lite davanti casa della vittima, che è di fronte casa dell’arrestato. Hanno iniziato ad alzare i toni e sono andati dentro casa della vittima; lì deve essere successo qualcosa ed essendo gli unici presenti all’interno dell’abitazione nessuno ha potuto fermare la furia omicida del 29enne che ha colpito con diversi fendenti la vittima.
All’interno della casa della vittima è stata trovata l’arma del delitto, una lama di taglierino con un manico artigianale fatto con del nastro adesivo. Un particolare che potrebbe far pensare a un’aggressione premeditata.